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Complesso, pesante, inefficiente: sono solo tre aggettivi per descrivere il nostro sistema fiscale, accusato dal presidente della Repubblica, dal Fondo monetario internazionale e dall'Ocse di affossare il paese e rallentarne la crescita. Così l'Istituto Bruno Leoni ha elaborato una proposta di riforma del fisco italiano presentata sulle pagine del Sole 24 ore .

COME SAREBBE L'ITALIA DEL FISCO EQUO

La proposta degli economisti si sintetizza in tre punti fondamentali: aliquota al 25% per tutte le principali imposte (Irpef, Ires, Iva, sostitutiva sui redditi da attività finanziarie), e abolizione di Irap e Imu e reddito di cittadinanza. L'Istituto Bruno Leoni lo definisce “minimo vitale”, che dovrebbe essere differenziato geograficamente, indipendente dalla condizione professionale dei singoli ma non incondizionato e contestuale all'abolizione di tutte le altre prestazioni assistenziali. Inoltre, sarebbe necessaria una ridefinizione delle modalità di finanziamento di alcuni servizi pubblici, mantenendo fermo il principio della gratuità del servizio per la gran parte dei cittadini (per i più abbienti resterebbe il costo assicurativo e la possibilità di rivolgersi ai privati). «Bisogna trovare il coraggio di cambiare, lasciandosi alle spalle una stagione di politica tributaria la cui cifra è l’assenza di un disegno o, più precisamente, il disinteresse verso un qualsivoglia disegno», scrivono gli esperti.

NUOVE TASSE E NUOVI SERVIZI

A cambiare sarebbe dunque soprattutto l'Irpef, trasformata in una imposta sul reddito su base familiare (che si tratti di un matrimonio o di un’unione civile), con una deduzione-base di 7 mila euro a incrementare con il numero dei componenti. E le coperture? In realtà, a una riduzione della pressione fiscale del 4% si accompagnerebbe una pari riduzione della spesa pubblica. Basterebbe dunque una revisione della spesa dell'1,6% del Pil per poter attuare il piano. «L’obiettivo è rimpiazzare l’intera congerie di strumenti assistenziali che fanno capo all’attuale sistema di sicurezza sociale nel contesto di una profonda riforma della imposizione personale sui redditi». Sarà mai possibile?