Connettiti con noi

Business

Cibo, quanto spende ogni Paese per la spesa

Una ricerca del governo Usa rivela: gli americani spendono meno degli europei per mangiare a casa. Gli stimoli all’agricoltura vanno aumentati?

Quanto spendono i consumatori di ogni Paese per mangiare? E c’è correlazione tra la spesa per la spesa casalinga e la malnutrizione? Ha provato a rispondere a queste domande uno studio dell’Usda, il dipartimento dell’Agricoltura Usa, che ha calcolato l’incidenza dei costi per mangiare a casa sul totale del budget famigliare. La ricerca, riportata da StartupItalia!, ha svelato che (dati 2012) gli italiani spendono per riempire la dispensa e il frigorifero il 14,2% delle entrate complessive. Molto più di quanto non facciano i consumatori in Australia (10,2%), Germania (10,9%), Corea del Sud (12,2%), Francia (13,2%) e Giappone (13,8%).

A stupire è però il dato americano: negli Usa le famiglie investono solo il 6,2% in cibo. Tutta colpa della brutta abitudine di mangiare fuori casa, magari al fast food? Solo in parte, perché la spesa complessiva per l’alimentazione considerate tutte le voci arriva solo all’11%. All’opposto si trova la situazione, ad esempio, del Pakistan, dove si spende il 41,4% del bilancio familiare per mangiare a casa. Anche inserendo nel paniere alcol e tabacco, gli statunitensi sono comunque più “risparmiosi” rispetto a europei, canadesi e australiani. Da segnalare il dato della Corea del Sud (13%): nel 1975 si sfiorava il 33%, a riprova che la crescita della ricchezza aumenta le spese in altri settori.

(mappa di Vox)

Le cose cambiano ovviamente se si guarda ai dati assoluti: negli Usa il monte spese è di 2.390 dollari l’anno per famiglia in cibo consumato a casa, lontanissimo da Nigeria (1.343 dollari in dodici mesi) e della Russia (1.935 dollari). Ed è qui che si apre il grosso gap con l’Europa: pur essendo più ricchi degli europei in termini quantitativi, gli americani spendono meno anche in termini assoluti. Una famiglia media tedesca spende 2.646 all’anno, una francese 3.241 in dodici mesi e una norvegese addirittura 4.454 dollari. In Italia l’Istat parla addirittura di 436,06 al mese di valore del carrello.

A che cosa si deve tutto questo? Fisco, investimenti, certo, ma soprattutto nell’attenzione all’agricoltura. La grossa mole di investimenti e sussidi al settore primario negli Usa ha abbassato il prezzo di carne, dolci, grassi e olii negli ultimi anni (saliti solo i prodotti freschi). Sembra dunque un assist ai sostenitori dell’agricoltura industriale, che sottolineano come ad un’alta spesa alimentare – tipicamente quella dei Paesi poveri – corrisponda spesso una malnutrizione come mostra questa tabella della Washington University.

Credits Images:

© Linsensuppe/Wikipedia