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Nestlé toglie il romanticismo ai Baci Perugina

Ha resistito appena 12 mesi il patto con la multinazionale svizzera: ora 340 lavoratori rischiano di rimanere a casa

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Chissà che cosa ne penserebbe Luisa Spagnoli (leggi l’intervista alla nipote Nicoletta), visionaria imprenditrice umbra della maglieria, ma anche inventrice dei Baci Perugina. A un anno dall’accordo con Nestlé per il rilancio dello stabilimento di San Sisto, la multinazionale svizzera ha deciso di cambiare piani e vuole ridimensionare la storica casa dei Baci A rischio ci sono 340 lavoratori che ora chiedono la la riapertura di un tavolo di crisi.

BACI PERUGINA, 340 POSTI A RISCHIO

Il piano originale firmato l’anno scorso, a fronte della cassa integrazione per 819 dipendenti, prevedeva investimenti per 60 milioni di euro in tre anni per rilanciare il brand Bacio, una nuova struttura manageriale e il rinnovamento delle tecnologie produttive, mentre i gelati avrebbero dovuto sopperire allo stop della linea del cioccolato nei mesi estivi. Nonostante i buoni risultati nell’import e nell’export – crescita a doppia cifra dei Baci in Usa, Brasile ed Australia, +60% in Canada e Cina – per Nestlé la crescita non è sufficiente al rilancio.

SINDACATI IN RIVOLTA

«Il comunicato da parte del capo mercato Nestlé Leo Wencel il quale afferma che alla fine della Cigs per 340 lavoratori non ci sarà più un futuro certo in Perugina, lanciato solo poche ore dopo l’incontro in Confindustria, in cui, seppur tra mille difficoltà, si era cercato di trovare alcune posizioni condivise, porta la Rsu a dichiarare lo stato di agitazione», è la risposta dei sindacati. «Con questa dichiarazione, ancora una volta Nestlé straccia completamente l’accordo firmato un anno fa che ricordiamo a tutti aveva la finalità di riassorbire gli esuberi e di gestire eventuali situazioni di criticità senza impatti sociali. Quello che invece emerge è la visione da parte di Nestlé di voler fare della Perugina una “fabbrichetta da sottoscala”. La Perugina che abbiamo in mente noi è una fabbrica nuova, che sia competitiva e capace di attrarre nuovi volumi e produzioni, ed è con questo spirito che abbiamo firmato accordi che prevedono anche sacrifici economici».