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Editoriale

Che, inutile, spreco!

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In un periodo in cui si fa molta retorica spiccia sull’occupazione in relazione alla reale efficacia del reddito di cittadinanza, mi è caduto l’occhio su una ricerca di lavoce.info. La quale – in sostanza – riporta che tra i giovani italiani che non hanno scelto di studiare, la percentuale di Neet (20-34enni che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo un corso di formazione) aumenta col diminuire del titolo di studio. I numeri sono di un’evidenza plastica: tra i Neet il 63,9% ha al massimo la licenza media, il 42,2% ha finito le superiori e il 32,4% è laureato.

Questo risultato dice molto – secondo me – della capacità dissuasiva della scuola, indica che più le persone sanno e sono capaci di elaborare, più sono messe (e si mettono) nelle condizioni di interagire col mondo che le circonda diventando una risorsa per se stessi e per gli altri. Non sto certamente proponendo di obbligare tutti i percettori del reddito di cittadinanza agli studi forzati, ma è chiaro che se tanti giovani continuano a chiamarsi fuori dalla mischia del lavoro, in qualcosa qualcuno avrà sbagliato. Non si tratta di trovare delle responsabilità per tale – inutile e deprecabile – spreco, bensì di individuare delle soluzioni. E se tra chi si trova in questa poco invidiabile situazione è l’istruzione a deficitare, è tale fronte a dover essere probabilmente compensato. E non a caso…

Mi spiego meglio: bisogna smetterla di affidare i ragazzi a insegnanti improvvisati o che scelgono la scuola come ripiego. Bisognerebbe prendere a esempio certi artigiani e quelle eccellenze (e in Italia ne abbiamo tante) che sono capaci di trasmettere la passione per il fare bene, l’amore per il lavoro. Sono certo che nelle nostre scuole ci siano anche ottimi insegnanti, ma è impossibile che possano fare la differenza se il sistema intorno a loro favorisce la mediocrità rispetto alla curiosità e all’innovazione. Se vogliamo costruire un buon Paese, dobbiamo saper intervenire oggi sul suo futuro, e la scuola (insieme alla sanità) sono le palestre in cui allevare chi se ne dovrà assumere la responsabilità domani.