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Gusto

Isole di piacere

Le perle del mediterraneo non sono buone solo per il relax. Alla scoperta dei vini che nascono in mezzo al mare. Dai grandi classici come il Vermentino di Sardegna e il Nero D’Avola siciliano alle novità assolute, come il nettare prodotto dai detenuti della Gorgona

Tempo di partenza per le vacanze estive: tra le mete più ambite, anche a livello internazionale, ci sono le numerose e splendide isole di cui l’Italia è ricca, un patrimonio inestimabile che caratterizza il nostro Belpaese non solo dal punto di vista turistico, ma anche enologicamente parlando. Il panorama vitivinicolo che possiamo trovare poco oltre le spiagge e le scogliere di molte delle sontuose isole tricolori è incredibilmente variegato, ed è per questo che qui vi proponiamo un itinerario selezionato tra tutte le sfumature di questi vini, una piccola ma speriamo efficace guida alle migliori etichette e ai più suggestivi scorci sui vigneti incastonati tra il cielo e il mare.

SARDEGNA, IL VINO DEL VENTO

Se siete tra i fortunati che si possono permettere una vacanza in Gallura e in Costa Smeralda, state prendendo il sole e facendo il bagno a poche centinaia di metri di alcuni dei vigneti più belli e pregiati di vino bianco d’Italia, ovvero quelli di Vermentino, un’uva che ama e richiede il mare per esprimersi al meglio. Lo troviamo sia come Vermentino di Gallura (più fine ed elegante, con note minerali e balsamiche) che come Vermentino di Sardegna (più rotondo e fruttato), il che ci aiuta a scegliere quello più adatto al nostro umore del momento. Qualcuno prova a realizzare anche un Vermentino metodo classico, spumantizzato come lo Champagne, ma i risultati non sono del tutto convincenti, se non nel caso di Quartomoro di Sardegna Q (da magnum) (1), 24 mesi sui lieviti, intenso e carnoso di pesca, bel finale balsamico e salino di mandarino, e in quello di Cantina Pedres Brut (2), che sa di mela verde e ribes bianco, bocca sapida con buona lunghezza e finale agrumato. Oltre ad alcuni classici sempre buonissimi come Is Argiolas, il Capichera Vigna ‘N Gena, Giovanni Cherchi con il suo Tuvaoes 2012 (3) e Cantina di Gallura Genesi, ci sono novità come il Taerra di Cantina Tani (squillante e minerale, dalla bocca strepitosa e succulenta), il Maìa di Siddùra (4, fresco e diretto, con nota vegetale tra sauvignon e menta, talco e ginger, bocca compressa, sapida), il Mamaioa (un Vermentino senza solfiti, che sa di pesca bianca e sambuco, 5, rosso e 6, bianco) di Còntini, e il nuovo bianco di Agripunica Samas 2012, con tappo a vite scalpitante di materia e salinità. Quasi un fulmine a ciel sereno, lo Jankara Vermentino di Gallura 2012, esplosione di roccia e sale, pesca e pompelmo rosa, arancio e timo. Tanta ricchezza e sapore anche tra i rossi, dove il Cannonau e il Carignano mostrano non solo muscoli e potenza, ma anche classe ed eleganza, come nel caso di Arruga Carignano Superiore 2008 Sardus Pater, da viti ad alberello più antiche, con finale di carrube e oliva; il Kuentu 2009 Cannonau riserva di Atha Ruja con incenso, radice di liquirizia e geranio; il Fóla di Siddura di menta e ribes, mirto e tanto sapore, macchia e alloro; il Mora&Memo Cannonau 2011 (7) fresco e pimpante, polpa e sandalo, finale speziato levigato; e lo spiazzante Essentija di Pala Bovale, 100% su sabbia a piede franco, alloro e menta, sapido e marino come pochi. Capitolo a parte il Nieddera con il Rosso della Valle del Tirso 2010 di Còntini, con amarena sparata e mirtillo, ma soprattutto col Barrile 2010 (8), che sa di polvere da sparo, amarena e rabarbaro, bocca polposa e fruttata con tannino morbido e allegro.

SICILIA, IL SOLE NEL CALICE

Con quasi 150 mila ettari di vigneto, la Sicilia è la regione italiana con il più elevato patrimonio vitivinicolo di tutta la nazione, seguita dalla Puglia e dal Veneto. Le diverse innovazioni dal punto di vista agronomico ed enologico hanno portato a cambiamenti stilistici che sorprendono per nettezza espressiva del vitigno, con un occhio di riguardo per le uve autoctone (Grillo, Inzolia, Nero d’Avola, Perricone). I bianchi delle ultime annate, nonostante l’andamento climatico al limite del siccitoso, sono mediamente molto freschi e sapidi, quasi nordici per impatto sensoriale. Tra i migliori vini troviamo il 2011 del superclassico Chardonnay di Planeta, da una vigna storica più una parcella collinare a Sambuca, avvolgente, intenso ed elegante con sfumature di ginestra e pesca, e speziature agrumate. Baglio di Pianetto propone Ficiligno (9), un blend di Insolia e Viogner dai profumi fruttati di albicocca, con freschezza mentolata e salina, mentre Feudo Arancio presenta uno straordinario Grillo, solare e fresco dall’assaggio squillante e preciso. Tra le etichette più particolari troviamo (da Pantelleria, isola nell’isola) il Kuddia del Gallo di Abraxas, uno Zibibbo con Viogner che stupisce per il bouquet floreale orientaleggiante tra note di agrumi, anice e cumino, con un finale carnoso e iodato. Donnafugata firma la sua interpretazione dello Chardonnay 2009 con Chiarandá, dove le suggestioni di sambuco e lychees sono avvolte in una nuvola di fiori di campo, vaniglia e mandorle dolci. E Feudo Principi di Butera gioca sulle note dell’arancia gialla e del mandarino nel suo Insolia (10). Tra i bianchi, non si dimentica il sorprendente Didyme 2012 (11) di Tasca D’Almerita, una gemma proveniente dai vigneti di Malvasia dell’isola di Salina: un naso invitante dalle incantevoli note dolci del tiglio e dei fiori di campo, e con un sorso agile e seducente dall’anima iodata. Tra i rossi, l’uva regina delle terre a sud dell’isola resta il Nero d’Avola. Baglio del Cristo di Campobello pone l’accento della modernità “tradizionale” sul suo Nero d’Avola Lu Patri 2009 (12, del 2010), dove il frutto croccante e intenso è arricchito da una complessità leggermente boisè, per un calice ricco ed energico. A Vittoria, nella provincia Ragusana, la giovane donna della Sicilia del vino, Arianna Occhipinti, non cessa di stupire con il Frappato, ma anche con il suo sanguigno e terragno Cerasuolo di Vittoria Grotte Alte 2008 (13, 2006 Occhipinti), infusione di frutti di bosco amarena, tra le note profonde delle viole, del mirto e dell’alloro. A chiudere, l’intramontabile Duca di Salaparuta, che con Duca Enrico 2007 firma la signorilità e l’eleganza del Nero d’Avola, dalle vigne tra Butera e Riesi: note di prugna, mora in confettura, sottobosco e belle speziature tra cardamomo e pepe per chiudere su una suggestione di caramella inglese e scatola di sigari, per un vino di grande fattura.

GIGLIO, PROFUMI DI MARE

L’Isola del Giglio non è solo un titolo nelle pagine di cronaca, anche se la Concordia, “la bella addormentata sull’isola”, è sempre lì a ricordarcelo. Ci vivono uomini che, con il loro lavoro, contribuiscono alla rinascita di un patrimonio secolare che rischiavamo di perdere per incuria e abbandono: la vite e il vino. Uno di questi è Francesco Carfagna, ex professore romano, che dal 1999 sta ricostruendo gli storici terrazzamenti della parte sud dell’isola, quella incontaminata e tutta a Parco Naturale lungo la via che procede verso il faro di Capel Rosso. Qui porta l’acqua con un acquedotto personale e allestisce un vecchio palmento a rifugio con un camino, una cucina e dei tavoli dove riposare e riflettere. Incredibile l’ultimo nato, l’Ansonaco Carfagna 2011, con tutti i profumi dell’isola e del mare nostrum: zagara, cisto marino, arancia rossa, elicriso e pepe bianco. Bocca nervosa, arcigna, che rivela però freschezze inusuali fatte di corbezzolo e iodio, ginestra, timo e la dolcezza mielata del fiore di oleandro. Oltre a Francesco, notevoli i risultati ottenuti dall’azienda Fontuccia e il loro Senti, ho! e il grande successo di immagine e di pubblico di quella “Testamatta” di Bibi Graetz con il suo Bugia (14).

GORGONA, NETTARE DI LIBERTÀ

Da pochissimo sul mercato (solo in 2.700 bottiglie magnum) il vino di Gorgona, l’ultima isola carcere dell’arcipelago toscano, che rappresenta il simbolo dei grandi sforzi nella riabilitazione sociale e lavorativa dei detenuti, un progetto speciale fortemente voluto da Carlo Mazerbo, direttore del carcere. Partner enologico dell’iniziativa è Frescobaldi, che è proprietario da tempo di altri ettari vitati sull’isola e che ha messo il proprio know how a disposizione dei carcerati e dei dipendenti del penitenziario per rendere il vino di alta qualità, capace di raccontare la storia dell’isola e di un terroir molto particolare che offre anche prodotti di livello da itticoltura, olio, formaggi e frutta. Il progetto è stato finanziato dalla Cassa Ammende del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

MINORI,MA NON NEL GUSTO

Lo spazio è tiranno, ma sappiate che anche nelle isole minori ci sono tesori da scoprire. Per esempio all’Elba e a Capraia ci sono i vini dall’uva aromatica Aleatico, sia rosati che dolci. A Ischia troviamo autoctoni incredibili a dare bianchi freschi e intensi e rossi stuzzicanti (Pietratorcia, Casa d’Ambra), mentre a Capri c’è Raffaele Pagano che certosinamente ogni anno raccoglie le uve da 20 contadini (età media 75 anni) e produce l’esclusivo Joaquin Bianco, disponibile solo in magnum saporose e seducenti con richiami al mare agli agrumi e alla pesca gialla con spezie fini. Infine, se vogliamo considerarla un’isola, nell’arcipelago veneziano, a Venissa, c’è l’unico vino al mondo prodotto in laguna dalla mitica e ancestrale uva Dorona. Lo imbottiglia Bisol, in serie limitatissima ed esclusiva.