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Italian sounding: la lotta vale 300 mila posti di lavoro

Coldiretti: i prodotti contraffatti valgono 60 miliardi, il doppio di quelli made in Italy

La lotta all’Italian sounding può valere 300 mila nuovi posti di lavoro: sono i calcoli della Coldiretti annunciati in un convegno a Bologna sulla difesa del vero made in Italy alimentare. Si tratta di un mercato che vale – record 2015 – 36,8 miliardi (+74% negli ultimi anni). Il problema è che i prodotti contraffati al sapor italico possono raggiungere 60 miliardi di euro di giro d’affari tra “spagetti”, “mortadela” e “kapeleti”. La sede scelta per l’evento è Bologna, capoluogo dell’Emilia Romagna che è la regione con il più alto numero di prodotti garantiti (oltre 40 dop e igp sui 274 nazionali, 2,5 miliardi di export). I prodotti tricolori più ricercati all’estero sono il vino, l’ortofrutta fresca, la pasta, e a seguire formaggi, olio d’oliva, salumi.

«Con i prodotti originali sono però aumentate sui mercati esteri anche le imitazioni con l’agropirateria internazionale che fattura sul falso made in Italy a tavola 60 miliardi nel mondo, quasi il doppio dei prodotti originali», denuncia Coldiretti. Due alimenti su tre nei supermercati esteri, quindi, hanno solo il nome di vagamente italiano, a partire dal formaggio Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina, seguiti dai prosciutti (Parma e San Daniele), gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Falsificazioni che si ritrovano facilmente negli Stati Uniti, in Australia, in Sud America ma anche in Europa.

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Un esempio di Italian sounding