Connettiti con noi

Lifestyle

Licenziare i Padreterni

Aumentati i costi e i privilegi di una politica sempre più lontana dalla realtà. “E dicevano d’avere tagliato…” Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella raccontano in un nuovo libro l’Italia tradita dalla Casta

Gli stipendi del Senato saliti di un altro 19% in 4 anni, i palazzi del Palazzo che sono diventati 52, la trincea in difesa dei doppi e tripli vitalizi, gli aerei blu che volano come mai prima, sforbiciatine agli affitti cresciuti di 41 volte dal 1983, i menù di lusso con le lamelle di spigola ancora a 3,34 euro, i bilanci “ritoccati” solo per fare bella figura, i rimborsi elettorali che hanno superato i 5 miliardi e mezzo, i presidenti regionali che continuano a prendere come tre governatori Usa, autoblu a vita che aumentano senza freni e la Parentopoli che impazza. E dicevano d’avere tagliato…Si presenta così il Licenziare i Padreterni (Rizzoli, 192 pagine, 9 euro), il nuovo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella che, dopo aver raccontato con La Casta denunciato gli sprechi, le ingordigie e le prepotenze della classe politica, ne smascherano ora, punto per punto, i tradimenti delle promesse di sobrietà. Il nuovo pamphlet di Rizzo e Stella racconta di un’Italia divisa tra cittadini e politici: tra operai che – oltre a essere costretti alla mobilità – rincorrono un’età pensionabile che continua ad aumentare, e consiglieri regionali che dopo 20 anni di assemblea, incassano 492mila euro di buonuscita. Un Italia in cui “i politici politicanti italiani non riescono a capire. Non riescono a vedere, chiusi nel loro fortilizio autoreferenziale, l’insofferenza montante dei cittadini di un Paese in affanno che vive, come dice Giorgio Napolitano, ‘un angoscioso presente’. Sono così abituati ai privilegi, all’abuso del potere, all’impunità, da non rendersi conto che la loro sordità mette a rischio non solo il decoro e la credibilità delle istituzioni ma alla lunga il nostro bene più prezioso: la democrazia”.

Licenziare i Padreterni – titolo che riprende un durissimo editoriale del 1919 (92 anni fa!) di Luigi Einaudi che, dal Corriere della Sera, attaccava una classe politica che, anche allora, faceva troppa confusione tra soldi pubblici, economia, interessi elettorali e di bottega per accorgersi che il Paese scivolava verso il baratro.