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Attualità

Roma, Uber lancia il ride sharing per il Giubileo

Si chiamerà UberGiubileo e sarà più accessibile ed economico di UberBlack. Il nuovo general manager Carlo Tursi annuncia anche la volontà di far lavorare gli Ncc senza licenza

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Alla sua prima intervista, il nuovo general manager di Uber Italia Carlo Tursi annuncia novità destinate a far discutere: per il Giubileo, che inizierà a dicembre, sarà attivo un nuovo servizio di ride sharing, UberGiubileo. “Il prodotto è ancora in fase di sviluppo e sarà utile per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28% della mobilità è coperta dai mezzi pubblici”, spiega Tursi in un’intervista a la Repubblica. “Sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack per il noleggio di berline e van guidati da autisti professionisti”.

APERTURA AD AUTISTI SENZA LICENZA. I tassisti, di certo, non gradiranno… Ma a mettere il settore sul piede di guerra potrebbe essere soprattutto la volontà, annunciata da Tursi, di far lavorare gli Ncc (auto a noleggio con conducente) senza licenza nel comune dove operano. “Quando siamo sbarcati a Roma nel maggio 2013 avevamo dato l’accesso a Uber solo agli autisti autorizzati dal Campidoglio. Poi però c’è stato un boom di domanda e in meno di un anno i guadagni dei nostri partner sono raddoppiati”, spiega. “Oggi la maggior parte degli Ncc romani lavorano con noi, ma non bastano più, tant’è che negli ultimi quattro mesi siamo riusciti a soddisfare solo un quarto delle richieste degli utenti”. E a chi gli fa notare che la mossa si tradurrebbe, di fatto, in una legittimazione degli Nnc abusivi, Tursi replica ammettendo che si tratta di “una mossa audace”, per poi trincerarsi dietro il problema nazionale della disoccupazione: “Il settore è immobile, l’ultima autorizzazione concessa a Roma risale a 20 anni fa. Bisogna avere il coraggio di mosse dirompenti, perché nel giro di tre anni si possono creare 50 mila posti di lavoro in più, e questo è un bene per tutti. La mission di Uber non è solo rivoluzionare mercati chiusi: è anche portare occupazione”.

ATTESA PER UBEREAT. Non è invece ancora confermato l’arrivo in Italia di UberEat: il servizio di consegna a domicilio di piatti e pietanze, nel giro di dieci minuti. “Non sappiamo quando lo introdurremo in Italia”, conferma Tursi. Possibile, invece, lo sbarco di Uber in nuove città italiane: dopo Roma, Milano, Torino, Genova e Pavia, dove i driver superano già le mille unità, sarebbe la volta di “altre 4-5 città, quelle più popolate e dove c’è grande richiesta di mobilità: Firenze, ad esempio. Ma anche Napoli e Torino”, anticipa Tursi, anche se “non abbiamo ancora date certe”.