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Attualità

Starbucks, libero caffé in libero Stato

Dopo le palme in piazza Duomo, l’arrivo del colosso del mocaccino diventa un caso nazionale tra difesa dell’identità e liberismo altalenante

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Non bastavano le palme e i banani in piazza Duomo, di cui si poteva discutere il gusto estetico ma non l’origine “etnica”, come da molte parti invece è stato fatto. Ma quello era solo il primo passo. Ora l’avvento di Starbucks in Italia, ultimo dei colossi in arrivo nel nostro Paese dopo il pollo fritto del Kentucky (Kfc) e di Victoria Secret’s (citofonare Percassi), ridiventa un caso nazionale. In nome del caffé.

E via, allora, la rivolta per la difesa dell’identità dell’espresso italiano è cominciata. Che ci fanno questi cafoni del frappuccino, questi blasfemi del caffè mocha, nella patria della torrefazione? Addirittura sul Corriere della Sera, Aldo Cazzullo ha definito l’approdo di Starbucks all’ombra del Duomo un’«umiliazione per un italiano» (se non ci credete guardate qui). Non c’è in gioco solo il gusto di una tazzina, come se qualcuno potesse pensare che davvero un bicchiere di carta da diversi euro possa davvero far concorrenza a un buon caffé. Piaceraai giovani “globali” e agli stranieri, che si sentiranno un po’ a casa. Poveri loro se non vorranno sperimentare l’espresso tricolore. Certo, Strabucks fa paura perché offre un servizio accogliente, wi-fi gratis e cortesia, che talvolta manca nelle nostre attività. Anche quelle più turistiche.

«Non abbiamo nulla da insegnare agli italiani sul caffè, ma abbiamo l’ambizione di mostrarvi la nostra diversa interpretazione della stessa bevanda», ha anticipato il Ceo Howard Schultz nella sua prima intervista italiana nella quale ha promesso assunzioni e welfare in linea con il credo anti Trump dell’azienda: «Ci alziamo ogni mattina per raggiungere il giusto equilibrio tra utili e responsabilità sociale. Per questo prendiamo solo decisioni di lungo termine che rendano la nostra gente e i nostri clienti fieri delle nostre posizioni».«Sono però curioso di vedere quanti dei 350 posti di lavoro annunciati a Milano andranno a giovani italiani, e quanti a giovani immigrati», risponde Cazzullo. Riecco l’Italia del liberismo a due velocità, quella che massacra i tassisti esaltando Uber e poi difende il caffé del Belpaese dall’assalto americano. Mentre magari beve una tazzina creata da una capsula prodotta in Spagna per una nazionale Svizzera.