L'8 marzo 2017 sarà ricordato per lo sciopero della Festa della donna. Un'occasione nata per celebrare la libertà e i diritti - anche quello al lavoro - del gentil sesso diventa il momento per negarlo quel diritto. Si tratta dell'ultima follia del politicamente corretto, rivelatasi un boomerang per i cittadini e, soprattutto, per le lavoratrici vittime di pesanti disagi. Altro che mimose e serate con le amiche.

A far capire che questa importante occasione di riflessione sarebbe diventata una giornata di difficoltà e disagi è stato l'avviso di Milano Ristorazione, che annuncia possibili disservizi nella gestione delle mense scolastiche meneghine. Un bel problema per le mamme e i papà milanesi. Da lì è cominciato il diluvio: a rischio scuole, uffici pubblici e servizi. Poi sono arrivati Italo e Trenitalia con lo sciopero generale dei treni regionali - non delle Frecce - con ritardi, cancellazioni e variazioni che rovineranno la giornata ai pendolari. In Lombardia, Trenord assicurerà le fasce orarie di garanzia, dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. Il servizio regionale, suburbano, aeroportuale e a lunga percorrenza potrebbe subire ritardi, variazioni e cancellazioni. Astensione dal lavoro anche in tutti gli aeroporti, ma in questo caso i disagi sono da valutare.

LO SCIOPERO. L'iniziativa è stata ispirata dalla lotta alla violenza maschile. Cioè “ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse minacce, coercizione o privazione arbitraria della libertà che avvenga nella vita pubblica o privata” (definizione Onu). Partita in Argentina di fronte all'emergenza stupri e ripresa in Polonia come occasione di lotta alla legge anti-aborto, la protesta si è diffusa in 40 Paesi.

Poi è arrivata in Italia con l'associazione Non una di meno: «Nel mondo si sta facendo largo un inedito ciclo di lotte il cui fulcro è il pensiero femminista, in tutte le sue mille sfaccettature», assicurano le nuove pasionarie. Peccato che poi si siano messi a rimorchio diversi sindacati, dai Cobas alla Flc Cgil, portando l’astensione dal lavoro nel settore pubblico e privato, ma anche nelle scuole e nelle università.