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Attualità

Sanità: senza investimenti, a rischio i livelli essenziali di assistenza

A lanciare l’allarme è la Corte dei conti che invita a reinvestire i risparmi provenienti dai tagli effettuati negli ultimi anni

La sanità non può procedere per soli tagli, soprattutto quando questi colpiscono il personale e la farmaceutica. Da qui, il monito della Corte dei Conti che, nella sua annuale relazione sulla gestione finanziaria degli enti territoriali 2013, paventa il blocco dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), qualora i risparmi provenienti dai tagli non vengano reinvestiti per potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare, nonché la dotazione tecnologica delle strutture. Stando alla relazione, infatti, la revisione della spesa sanitaria “per essere efficace senza compromettere il principio di equità nell’erogazione dei Lea, dovrà essere più selettiva e reinvestire risorse nei servizi sanitari relativamente più carenti, traendole dai settori dove vi sono ancora margini di inefficienze da recuperare, come nel caso degli acquisti di beni e servizi non effettuati mediante ricorso a centrali regionali d’appalto o a specifiche convenzioni Consip, dell’inappropriatezza prescrittiva e delle prestazioni rese in ambito ospedaliero (da monitorare con più estesi controlli sugli operatori accreditati, pubblici e privati), e basarsi anche su processi «molecolari» di riorganizzazione dei percorsi terapeutici condotti a livello di singole Unità assistenziali”.

Un ruolo decisivo viene riconosciuto anche ai programmi di medicina preventiva: sebbene il loro effetto non sia immediato, nel lungo periodo contribuiscono al miglioramento della salute di tutta la popolazione. Dunque, di riflesso, aiutano ad abbattere le spese sanitarie. Per questo, la Corte dei Conti raccomanda alla Regioni di “effettuare una più attenta e puntuale programmazione annuale dei fabbisogni assistenziali emergenti nei rispettivi territori, al fine di adeguare l’offerta di servizi ai nuovi bisogni sanitari, prodotti anche dal peso crescente delle malattie degenerative conseguente all’invecchiamento progressivo della popolazione, oppure dalle nuove, e relativamente più costose, classi di farmaci «biologici» ad alto contenuto tecnologico, in grado di trattare più efficacemente e selettivamente diverse categorie di patologie tumorali”. Contestualmente, la Corte registra un aumento delle spese in farmaci degli italiani: dal 2009 al 2013 il numero di ricette è aumentato del 6,3%, mentre gli importi per ticket e compartecipazione al prezzo dei farmaci sono schizzate del +66,6%. Nel 2013 la media procapite è di 24 euro (di cui 9 per ticket e ricette) versati al Sistema sanitario nazionale per i farmaci, per un totale di 1.436 milioni di euro.