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Attualità

Pompei, i fondi ci sono ma non si usano

Oltre al maltempo, i crolli nel sito archeologico (già 29) sono dovuti a ostacoli burocratici

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“Non è accettabile che si faccia finta di niente di fronte ai muri di Pompei che crollano, pur avendo fondi pubblici pronti a essere spesi e pur sapendo di interessi di privati per la sponsorizzazione o la gestione”. Mittente il presidente del Consiglio Matteo Renzi, destinatario la burocrazia italiana, all’indomani del 29esimo crollo registrato nel sito archeologico che tutto il mondo ci invidia: basta con il “rifiuto ideologico sull’intervento dei privati come se la tutela del bene la garantisse solo l’intervento pubblico se il privato tiene in piedi il muro perché non permetterglielo?”.La mancata manutenzione di Pompei non è dovuta, quindi, a spending review o mancanza di liquidità nelle casse dello Stato, ma di capacità di utilizzare in modo efficace quanto si ha a disposizione. Sono 105 milioni gli euro messi a disposizione da Stato italiano e Unione europea (che ha portato la sua quota di partecipazione a 75 milioni) ma a oggi, secondo il nuovo sovrintendente Massimo Osanna, ne sono stati spesi circa 40 milioni e difficilmente si riuscirà a spendere tutti i fondi entro la scadenza del 2015. Deroghe dall’Unione non sono possibili, come fatto capire dal portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali Hahn, ma l’Europa è pronta a un maggior coordinamento con le istituzionali italiane per salvare Pompei e ha accolto con favore le misure concrete annunciate dal ministro della Cultura per la salvaguardia del sito, annunciando l’intenzione di considerare nuovi finanziamenti dai fondi per la programmazione 2014-2020.Un altro problema legato a questioni burocratiche è quello legato alla forza lavoro. Il direttore generale delle antichità, Luigi Malnati ha sottolineato la carenza di operai, indispensabili per provvedere alla manutenzione ordinaria: “Ne servirebbero un’ottantina, in grado di prevedere ed effettuare interventi puntualmente. Il loro lavoro non può essere affidato all’esterno. Per la prima emergenza sono stati assunti architetti e archeologi, ma l’organico manca della linfa costituita dagli operai che da anni, a causa del blocco delle assunzioni, per problemi amministrativi dello Stato, ci dota oggi di personale tra i 45 e i 60 anni. Se non si rinnova, i problemi non potranno essere risolti”.