Un inchiesta di oltre 700 pagine nel quale il gip Alberto Scaramuzza spiega come un’altra grande opera infrastrutturale italiana è finita nella voragine di tangenti e giochi di potere. A meno di 24 ore dai 35 arresti che hanno coinvolto il Mose di Venezia, si alza il velo su un sistema che ha coinvolto politici, funzionari statali, magistrati e forze dell’ordine. Questi, secondo il gip, per anni e anni asservito totalmente l'ufficio pubblico che avrebbero dovuto tutelare agli interessi del gruppo economico criminale, lucrando una serie impressionante di benefici personali di svariato genere”. L’inchiesta coinvolte l'ex presidente Gianfranco Galan e l'assessore Renato Chisso, l'ex generale Emilio Spaziante e il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, i funzionari del magistrato delle acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, i funzionari della regione Giovanni Artico, Enzo Casarin e Giuseppe Fasiol; per questi nelle carte dell’inchiesta si accusa “un totale asservimento della propria funzione all'interesse privato in luogo dell'interesse pubblico, abdicando alle proprie funzioni tanto da sentirsi come rappresentanti nell'ente pubblico degli interessi privati che ne alimentavano i conti e ne aumentavano il patrimonio, concedendo anche benefici di ogni sorta e dimostrando una totale subordinazione al gruppo privato”.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, attraverso false fatturazioni alcuni degli imprenditori coinvolti nell'inchiesta sarebbero riusciti a creare fondi neri per diversi milioni di euro che sarebbero poi serviti per pagare veri e propri “stipendi”, anche a politici. Tra i maggiori beneficiari ci sarebbe l'ex presidente della Regione Veneto (dal 1995 al 2010) ed ex ministro, Giancarlo Galan per il quale, essendo attualmente deputato di Forza Italia, la procura ha richiesto l'arresto alla Camera. L’attuale deputato di Forza Italia avrebbe ricevuto dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova (che si occupa dei lavori del Mose), Giovanni Mazzacurati, "uno stipendio annuale di circa 1 milione di euro" per "compiere atti contrari ai suoi doveri". Galan avrebbe inoltre ricevuto 900 mila euro nel 2007-2008 e altrettanti soldi tra il 2006 e il 2007 per "rilasciare pareri favorevoli" a diversi lavori per la costruzione del Mose. In una nota Galan ha detto di essere totalmente estraneo ai fatti. Tra gli arrestati anche il sindaco Giorgio Orsone, che sarebbe stato rimosso dal suo incarico di primo cittadino di Venezia. Nell’ordinanza si legge come Orsoni avrebbe "ricevuto contributi illeciti consapevole del loro illecito stanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova" per la sua campagna elettorale alle Comunali del 2010, che vinse divenendo primo cittadino di Venezia, alla testa di una coalizione di centrosinistra.
Milioni di euro di tangenti per il Mose
Nelle pagine dell’ordinanza che ha portato a cento indagati e 35 provvedimenti restrittivi si ricostruisce un sistema che coinvolge un’altra grande opere pubblica italiana
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