Altamente pericoloso. E da maneggiare con cura. Anzi, da mettere al bando e lontano dai più giovani. Il primo tilt “sociale” del flipper ha colpito New York. Negli anni ’40 il sindaco Fiorello LaGuardia (foto) mise fuori legge tutti i biliardini elettronici, ritenuti giochi di fortuna (quindi assimilabili all’azzardo) e non di abilità, come pretendevano le aziende produttrici. Per l’occasione non mancò il falò pubblico, con una gran quantità di flipper distrutti davanti alla folla. Da qui la rivoluzione in casa dei grandi produttori che, per farsi accettare dalle autorità, introdussero i respingenti (aumentando il tasso di abilità del gioco) ed eliminarono i meccanismi di payout, troppo simili alle slot machine. Tuttavia il bando non è scomparso ancora del tutto. In alcune città degli States, come Oakland, il pinball resta un gioco proibito. E c’è poco da sorridere, visto che al riguardo della “pericolosità sociale” del biliardino elettronico, si è speso anche il legislatore italiano. Nel 1958 il ministero degli Interni scrisse che i flipper «provocano una morbosa attrazione e una pericolosa spinta al vizio», tale che il gioco fu messo al bando fino al 1965. Solo allora il flipper poté tornare nei bar, ma a condizione che non fosse possibile vincere nulla, neanche una sola pallina, né tanto meno il replay del match.
Il Flipper, un vidertimento fuorilegge
Torna a La riscossa del piano inclinato Venerdì, 22 Agosto 2014
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