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La responsabilità civile dei magistrati è legge: ecco cosa cambia

Con 265 sì, 51 no e 63 astenuti, la Camera ha approvato il provvedimento di modifica della legge Vassalli del 1987

Dopo 26 anni dalla legge Vassalli del referendum del 1987, svariate sollecitazioni dell’Ue e lo spettro di una possibile di multa per inadempienza da 50 milioni di euro, la Camera ha votato la responsabilità civile dei magistrati, che diventa così legge.

«Anni di rinvii e polemiche, ma oggi la responsabilità civile dei magistrati è legge», cinguetta entusiasta su Twitter il premier Matteo Renzi. Il testo, approvato con 265 sì, 51 no e 63 astenuti, ha visto la maggioranza compatta, mentre FI, Sel e Lega si sono astenuti, con la sola eccezione di Gianluca Pini, favorevole alla legge. Il fronte del no era invece rappresentato dal M5S.

Quanto alle norme contenute dalla legge, si mantiene la procedura indiretta (il cittadino cita lo Stato, che si rivale sul magistrato) mentre sparisce il filtro di ammissibilità per le azione di rivalsa. Quanto al risarcimento,i termini massimi per la richiesta da parte del cittadino vengono estesi da due a tre anni.

CIFRE. Innalzata anche la soglia massima della cifra richiedibile: da un terzo della Legge Vassalli, si passa a metà di un anno di stipendio del magistrato. Inoltre, il testo ridefinisce la colpa grave estendendola anche al travisamento del fatto e delle prove.

Questa si aggiunge alle altre tre accezioni previste, ossia «violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Ue»; «affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento»; «emissione di un provvedimento cautelare personale o reale fuori dai casi previsti dalle legge oppure senza motivazione».

PROTESTE. Insoddisfatta l’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) che giudica la legge «un pessimo segnale, la politica approva una legge contro i magistrati». Il timore, tra l’altro, è che l’eliminazione del filtro sulle domande di risarcimento possa portarei al moltiplicarsi incontrollato delle richieste di rivalsa.

Tuttavia, in Aula durante il dibattito, il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva dichiarato: «Rifiuto che le leggi vengano sventolate come ipotesi di intimidazione», per poi aggiungere: «Valuteremo con laicità gli effetti della norma. Siamo disponibili a guardare concretamente e semmai a correggere alcuni punti che sono stati segnalati».