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Attualità

Start up: l’Italia ha tante ombre e poche luci

Nel nostro Paese c’è una grande industria, una grossa quantità di risparmi, delle scuole di eccellenza, ma pochi soldi per la tecnologia e venture capital

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Quella dell’innovazione e delle start up è un’Italia a due facce. Se sulla carta siamo un Paese ricco di potenzialità, nella pratica abbiamo ancora tante lacune. A confermarlo è Fabio Gallia, amministratore delegato uscente della Cassa Depositi e Prestiti, durante Tech Insights 2018, iniziativa organizzata da United Venture SGR, il gestore italiano di venture capital specializzato in investimenti in società innovative. “Abbiamo una grande industria, una grossa quantità di risparmi, delle scuole di eccellenza, queste sono le luci. Ma abbiamo un venture capital praticamente inesistente, pochissimi soldi per la tecnologia, queste sono le ombre”, ha affermato il manager. Il risultato è che chi ha idee innovative fa fatica a metterle in pratica e, non di rado, è costretto a emigrare. Non è un caso che uno dei problemi dello Stivale sia riuscire ad attirare e trattenere talenti.

I problemi comuni di tutte le start up

L’Italia, comunque, è in buona compagnia. Esiste, infatti, una criticità comune a tutti i Paesi: la mancanza di politiche e sostegni nazionali a favore delle nuove tecnologie. Le startup tendono a concentrarsi sempre più in pochi hub: Londra, Berlino, Parigi, Stoccolma, Madrid e Milano. Ma tra gli Stati scattano dazi e tariffe che complicano il dialogo fra queste comunità.

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Photo by Bethany Legg on Unsplash