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Attualità

Istat, In Italia siamo in 60 milioni, sempre più vecchi e meno fecondi

79 anni per gli uomini e 84 per le donne la vita media si allunga. Facciamo sempre meno figli, solo 1,4 per donna. Cresciamo solo grazie agli immigrati

Aumentano i residenti in Italia. Al primo gennaio 2011 abbiamo superato quota 60 milioni e 600 mila. Rispetto al 2010 calano sia le nascite che i decessi, le prime in misura maggiore dei secondi. Ne consegue una dinamica naturale di segno ancor più negativo (-0,5 per mille) rispetto all’anno precedente. La fecondità è in lieve calo (1,4 figli per donna). La vita media compie ulteriori progressi: 79,1 anni per gli uomini, 84,3 anni per le donne con, rispettivamente, un guadagno di tre e due decimi di anno sul 2009. A farci crescere, ancora una volta, la dinamica migratoria. È questa la fotografia del nostro paese che ci consegna l’Istat.

Gli italiani che nasconoPer il quarto anno consecutivo la dinamica naturale (differenza tra nascite e decessi) registra un saldo di segno negativo, in misura, tuttavia, ancora più accentuata di quella del precedente triennio. Le nascite sono stimate pari a 557 mila unità (12.200 in meno rispetto al 2009), da cui deriva un tasso di natalità pari al 9,2 per mille residenti. Il peggior risultato dal 2005. Nel 2010 il numero medio di figli per donna è stimato a 1,40, di poco inferiore all’1,41 registrato nel 2009. Il primato della maggiore riproduttività spetta alle regioni del Nord, con in testa le due Province autonome di Trento e Bolzano (1,59 e 1,57 figli per donna, rispettivamente), seguite dalla Valle d’Aosta (1,54). La fecondità è più favorevole nel Nord del Paese, e a conferma di questo trend arrivano i dati, superiori alla media, di Lombardia (1,48 figli per donna), dell’Emilia-Romagna (1,46) e del Veneto. Le donne siciliane (1,41) e campane (1,40), che fino a non molti anni fa detenevano il primato della fecondità, risultano solo al settimo e all’ottavo posto, rispettivamente, della graduatoria regionale. In fondo alla stessa, con livelli di ridotta fecondità si ritrovano tre regioni del Mezzogiorno: Basilicata (1,19), Molise (1,16) e Sardegna (1,13).Le nascite da madre italiana, pur continuando a rappresentare una quota di gran lunga prevalente, registrano un calo di oltre 13 mila unità sul 2009 e il contributo alla natalità delle madri di cittadinanza straniera si fa sempre più importante. Si stima, infatti, che nel 2010 oltre 104 mila nascite (18,8% del totale), siano attribuibili a madri straniere (erano 35 mila nel 2000, pari al 6,4% e 103 mila nel 2009 pari al 18,1%), di cui il 4,8% con partner italiano e il restante 14% con partner straniero.

Gli italiani che muoionoLa stima relativa ai decessi sfiora le 587 mila unità per un tasso di mortalità pari al 9,7 per mille (9,8 per mille nel 2009). Come conseguenza di una minor mortalità rispetto all’anno precedente, la speranza di vita alla nascita registra nel 2010 un’ulteriore balzo in avanti. Gli uomini raggiungono il livello di 79,1 anni (+0,3 rispetto al 2009), le donne quello di 84,3 anni (+0,2). Prosegue, dunque, il processo di riavvicinamento degli uomini alle donne per quel che interessa le condizioni di sopravvivenza. La differenza di genere, che raggiunse il massimo di 6,9 anni nel 1979, risulterebbe oggi ridotta a soli 5,2 anni.Il quadro della sopravvivenza che emerge a livello territoriale conferma, per l’ennesimo anno, che le regioni del Paese più favorite sono quelle del Nord-est e del Centro, con il primato regionale detenuto, per gli uomini, dalla Provincia di Bolzano (80,2 anni), e dalla regione Marche (80 anni), mentre per le donne sono le Marche, a detenere il primato di sopravvivenza femminile (85,5 anni), seguite dal Trentino-Alto Adige (85,3 anni).

Il contributo dell’immigrazioneLa crescita demografica del Paese è da attribuire, ancora una volta, alla dinamica migratoria. Nel 2010 la stima del saldo migratorio è pari a 291 mila unità in più dall’inizio dell’anno, per un tasso migratorio pari al 4,8 per mille, in calo rispetto al 2009. Al netto del tasso migratorio dalle componenti relative al “saldo migratorio interno” 2 (0,1 per mille) e al “saldo migratorio per altri motivi” 3 (-1,3 per mille), risulta un saldo migratorio netto con l’estero pari a 365 mila nuovi soggetti, corrispondente a un tasso del 6 per mille. Il 44% dei neo-cittadini stranieri è di genere maschile contro il 56% di genere femminile. La loro destinazione prevalente è rappresentata dalle regioni del Nord (57%), con la sola Lombardia che ne assorbe il 22%. La comunità straniera più rappresentata, con circa 1 milione di presenze, è quella rumena, cui segue la comunità albanese (491 mila) e quella marocchina (457 mila). Tra i Paesi asiatici la prima comunità è quella cinese, con 201 mila presenze. La prima comunità tra i Paesi sub-sahariani è quella senegalese, con 77 mila presenze. Tra i Paesi americani primeggia, invece, la comunità peruviana, con 95 mila residenti. La composizione della popolazione per etàNegli ultimi dieci anni la percentuale di individui di 65 anni e oltre è aumentata dal 18,4% nel 2001 al 20,3% nel 2011, con un incremento di ben 1,8 milioni di individui per questa classe di età. La popolazione in età attiva, pur aumentando nell’arco del decennio di 1 milione 456 mila unità, ha oggi minor peso percentuale rispetto al 2001, il 65,7% contro il 67,3%. Particolarmente veloce è stata anche la crescita della popolazione di 85 anni e oltre. Nel 2001, i cosiddetti “grandi vecchi” erano 1 milione 234 mila, pari al 2,2% del totale. Oggi, sono 1 milione 675 mila, pari al 2,8% del totale. La stima delle persone ultracentenarie si è addirittura triplicata dal 2001 al 2011, da circa 5 mila 400 individui a oltre 16 mila. Come conseguenza dell’aumento della popolazione anziana, l’età media della popolazione continua a crescere: da 41,7 anni nel 2001 a 43,5 nel 2011. Tutte le regioni, nessuna esclusa, siano interessate dal processo di invecchiamento. La Liguria è la regione con la più alta età media della popolazione (47,7 anni) ed anche quella con la più alta percentuale di individui di 65 anni e oltre (26,7%). Altre regioni a elevato invecchiamento sono il Friuli-Venezia Giulia (45,9 anni di età media con un 23,4% di ultra 65enni), la Toscana (45,6 e 23,2%) e il Piemonte (45,3 e 22,8%). Le regioni del Mezzogiorno hanno una popolazione relativamente più giovane. In Campania l’età media è di 40,3 anni e la quota della popolazione di 65 anni e oltre è pari al 16,2%. Sicilia e Puglia, che seguono immediatamente dopo, hanno invece un’età media di 41,8 e 42,1 anni, rispettivamente, e una quota di ultra 65enni pari al 18,5%.