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Attualità

Giappone, la rinuncia allo stipendio non basta. Il premier costretto alle dimissioni

Non è bastata la decisione di rinunciare allo stipendio, il premier giapponese Naoto Kan, al centro delle polemiche per la gestione del post-terremoto e della crisi nucleare, si dimetterà. Il sessantanovenne Kan lascerà la poltrona di Presidente del partito Democratico aprendo così al strada all’elezione di un nuovo Primo Ministro. In Giappone, infatti, il massimo esponente del partito che ha la maggioranza alla Camera (ma non necessariamente al Senato) è automaticamente anche Presidente del Consiglio. A portare Naoto Kan alle dimissioni il crollo dei vertiginoso dei consensi, provocato dalla sua presunta incertezza nelle decisioni, ma anche dall’aperta ostilità del partito, contrario al suo piano piano di abbandono del nucleare, a favore delle energie rinnovabili. Naoto Kan lascia oggi – nonostante la decisione, presa a maggio, di rinunciare al suo stipendio di Primo Ministro fino alla conclusione della crisi nucleare di Fukushima – con un indice di popolarità vicino al 20%. Sopravvissuto ad un voto di sfiducia lo scorso giugno, Naoto Kan è riuscito però a far passare le tre leggi che riteneva “conditio sine qua non” per farsi da parte: un secondo budget, una legge per il finanziamento del bilancio e una sulla promozione dell’energia pulita in Giappone. L’elezione del successore di Kan alla guida del partito si terrà lunedì prossimo e il vincitore sarà eletto premier il giorno dopo dal Parlamento. Si tratterà del sesto premier in cinque anni.

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Naoto Kan annuncia le dimissioni