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Attualità

Francia, passa la legge “Grande Fratello”. Web in mano ai servizi segreti

Sì bipartisan alla nuova legge sull’intelligence, risposta del governo di Manuel Valls all’attentato a Charlie Hebdo. Le polemiche però non si placano

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Passa il testo, non le polemiche. I deputati francesi hanno approvato la nuova legge sull’intelligence, un pacchetto di riforme che renderà più facili controlli e intercettazioni nel paese, con l’obiettivo dichiarato di stanare sospetti jihadisti prima che compiano azioni terroristiche. Il testo, preparato in fretta e furia a seguito dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio scorso, è stato definito da stampa e opinione pubblica d’oltralpe “Grande Fratello”, per la sua radicalità e il potere conferito alle forze di intelligence, con i critici preoccupati per quella che si configura una vera e propria sorveglianza di massa.

ORA IL SENATO. Tuttavia, l’opposizione in Assemblea nazionale è stata quasi inesistente: 438 voti favorevoli, solo 86 quelli contrari, una legge bipartisan sostenuta da tutta la maggioranza socialista e da gran parte dell’opposizione (Nicolas Sarkozy, tanto per fare un nome, la ritiene necessaria per la lotta al terrorismo). Ora c’è da superare la prova del Senato, prevista per fine maggio, ma l’esecutivo non dovrebbe incontrare resistenza. La tensione tra la popolazione resta invece piuttosto alta tanto che, prima volta nella storia della quinta repubblica, il presidente Hollande ha già dichiarato di voler ottenere ulteriore legittimazione dalla Corte costituzionale.

IL WEB IN MANO AI SERVIZI. Lo scenario, com’è chiaro, è quello di un Patriot Act alla francese, visto che entrambe le normative rispondono a gravi attentati e che arrivano in momenti in cui è difficile tacitare la emotiva preoccupazione della gente con discorsi di privacy e buonsenso. I francesi critici, in particolare, si sono mossi contro le scatole nere: per individuare comportamenti sospetti in rete l’intelligence potrà effettuare, con le nuove norme, una scrematura immediata e generalizzata sulle connessioni sospette. L’intero flusso di internet passerà quindi attraverso delle vere e proprie scatole nere, che funzioneranno mediante algoritmi. Potranno individuare, nell’intenzione del legislatore, chi si collega a certi siti di terroristi jihadisti, sin dal primo accesso ai portali; nella sostanza, però, riguarda potenzialmente tutti i francesi, e sembra non esserci alcuna garanzia sul fatto che i dati rimangano anonimi. I servizi segreti potranno anche chiedere metadati e dati di login di utenti ai provider.

INTERCETTAZIONI PIÙ FACILI. La nuova legge permette anche di procedere più facilmente e velocemente a ogni tipo di intercettazioni; è prevista una commissione di controllo, che però dovrà essere consultata solo a posteriori, almeno nelle fasi « a minaccia immediata » come è quella attuale (non è chiaro, tuttavia, quando tale fase finirà). Ottenere verdetto della commissione non sarà comunque obbligatorio, e i motivi stessi per giustificare le intercettazioni diventeranno più numerosi e molto meno circoscritti rispetto alla situazione attuale. Il rischio, come avvenuto per il Patriot Act le cui derive sono poi state smascherate dal Datagate by Edward Snowden, è che il potere nelle mani dell’intelligence finisca per essere troppo, e che a una sacrosanta lotta al terrorismo finisca per affiancarsi un ben meno legittimo monitoring della cittadinanza, con le conseguenze che il mondo ha già purtroppo dovuto conoscere.