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Eurispes: italiani più ottimisti, ma dilaga il sommerso

Le famiglie tornano a respirare dal punto di vista economico. Ma il lavoro nero dilaga: il 28,1% degli intervistati dichiara di aver lavorato senza contratto

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«Siamo tutti evasori? Probabilmente sì». Con questa frase, il rapporto 2016 dell’Eurispes fotografa l’Italia economica, ancora dominata dal sommerso. Stando infatti ai dati, lavoro nero ed evasione fiscale sarebbero diventati quasi due fenomeni di massa tanto che il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell’anno precedente, ha ammesso di aver accettato di lavorare senza contratto. Una situazione frequente soprattutto tra i cassaintegrati (l’83% di loro l’ha dichiarato), tra coloro che sono al primo impiego o che avviano una nuova attività (oltre il 50%) e gli studenti (29,6%). Per quanto riguarda i lavori, invece, gli impieghi più esposti al sommerso sono le baby sitter (indicate nell’80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%), i collaboratori domestici (72,5%). Sarebbero inoltre in nero almeno la metà dei badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami intervistati. Per l’Eurispes, «una buona fetta» del sommerso sarebbe da considerarsi come «sommerso da sopravvivenza, in cui parti importanti della società hanno teso a rifugiarsi a causa della crisi economica».

OTTIMISMO IN CRESCITA. Nero a parte, gli italiani sembrano però essere più ottimisti rispetto al passato. La quota di fiduciosi verso il futuro passa infatti dall’1,5% del 2015 al 16,2% del 2016. Contestualmente cala drasticamente la quota di persone convinte che la situazione economica peggiorerà nel corso dell’anno: se nel 2015 i “gufi” erano ben il 55,7% ora sono il 27,3%. Infine il 14,7% è convinto che la situazione migliorerà nel corso dell’anno, contro il 10,1% del 2015. A ispirare speranza sarebbe la stessa gestione della quotidianità: cala quasi del -20% (-19,9%) la quota di persone che dichiarava di non riuscire ad arrivare autonomamente alla fine del mese. Si attesta invece al 44,5%, scemando del 18,3% sul 2015, la porzione di persone che si trovavano costrette ad attingere ai propri risparmi. «Le famiglie iniziano a respirare», si legge nel rapporto. La ripresa comunque sarebbe ancora lontana. Basti pensare che, sempre stando ai dati, un italiano su tre fatica ancora ad affrontare le spese mediche, che risultano anche essere tra le voci più tagliate in famiglia. Inoltre, il 37,3% dei proprietari di casa fatica a saldare le rate del mutuo mentre il 40% degli affittuari è in difficoltà con il canone.

SMARTPHONE-DIPENDENTI. La tecnologia continua a riscuotere successo. In assoluto il device più usato è lo smartphone: il 93,1% dei maggiorenni possiede un cellulare e il 75,7% degli italiani ha uno smartphone, contro il 67% nel 2015. Crescono anche i possessori di tablet o ipad (da 36,8% al 43,3%), e i sottoscrittori di un abbonamento alla Tv a pagamento (da 36% a 42,1%). Sancito il sorpasso del pc portabile su quello fisso: lo stacco è di 64,5% contro il 54,7%. Riguardo invece a Internet, l’81,5% degli italiano lo utilizza e lo scopo prevalente è ancora a fine informativo (97,8%). Seguono: chi naviga per inviare e ricevere e-mail (85,8%), per usare i social network (68,9%), per guardare YouTube (66,8%), per controllare il proprio conto bancario (65,1%) e fare acquisti (55%).

FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI. Infine, si rafforza l’immagine delle istituzioni italiane. Nonostante le crisi che attraversano puntualmente il mondo politico italiano, gli sfiduciati decrescono, passando da 69,4% al 46,7%. Al contempo, sostiene di nutrire fiducia nelle istituzioni il 7,5% (contro il 2,4% del 2015). Più nel dettaglio, la fiducia nel Governo passa dal 18,9% del 2015 al 28,6% (+10%); il Parlamento sale al 20% (+10,1% sul 2015); la magistratura resta stabile al 35,3%.

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