Emmanuel Macron con accanto Axelle Tessandier, consulente di aziende e start up che ha supportato sin da subito l'avventura di En Marche

Per capire la vitalità del mondo delle start up francesi, basti ricordare che proprio Oltralpe Facebook ha deciso di aprire il più grande incubatore d'Europa. Ora quel mondo vuole contare, vuole prendersi addirittura l'Eliseo con il suo difensore Emmanuel Macron, il candidato che più sta sconvolgendo le previsioni elettorali e punta a beffare Marine Le Pen, tanto da essere già finito nel mirino degli hacker come racconta la cronaca di queste ore.

Parte da lontano il lavoro della Francia nell'innovazione, incoronato dalla classifica Technology Fast 500 di Deloitte che nel 2016 ha visto primeggiare proprio Parigi con 94 società in classifica , superando agevolmente la Gran Bretagna (70) e la Germania (23, qui le dieci italiane). I numeri raccontano il resto: 100 mila occupati a fine 2015, investimenti per 2,25 miliardi e 587 operazioni finanziate. Da record in finanziamento ricevuto dal cloud Ovh: 267 milioni da KKR e TowerBrook, meglio dei 200 milioni incassati da Blablacar nel 2015. Sono tre – su 47 in Europa – le società che valgono oltre un miliardo: Ventes-privées, Criteo e, appunto, Blablacar.

Dietro questo successo, c'è la solita capacità di gestione pubblica francese, unendo l'eccellenza del sistema di istruzione scientifico e delle écoles de commerce , la disponibilità di infrastrutture di connessione, spunto anche dalla concorrenza nel mercato delle tlc. Il tanto vituperato François Hollande aveva nominato già nel 2012 un ministro per l’Economia digitale, Fleur Pellerin (oggi gestore di un fondo). Macron invece nel 2015 guidò la delegazione French Tech – 120 espositore – al Ces di Las Vegas. Da allora gli imprenditori del settore sono con lui e puntano a cambiare il Paese portando all'Eliseo il loro candidato: si tratta di Marc Simoncini (Meetic), Jacques-Antoine Granjon (Ventes-privées), Ludovic Le Moan (Sigfox) e Frédéric Mazzella (Blablacar).