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Attualità

È morto il senatore Giulio Andreotti

Protagonista della vita politica dal dopoguerra, era il simbolo della Democrazia cristiana. È scomparso a Roma all’età di 94 anni. Funerali a Roma nel pomeriggio di martedì 7 maggio

È morto il senatore a vita Giulio Andreotti. Inossidabile senatore a vita, simbolo della Prima repubblica e della Democrazia Cristiana, Andreotti è spirato alle 12.25 di oggi, lunedì 6 giugno, all’interno della sua abitazione romana. Malato da tempo, aveva compiuto 94 anni lo scorso 14 gennaio; saluta l’Italia proprio nel momento in cui due ‘allievi’ della vecchia Dc, Enrico Letta e Angelino Alfano, sono saliti al governo del Paese (in qualità di presidente e vice presidente del Consiglio). “Non sarà facile convincere che Andreotti non c’è più”, scrive giustamente Massimo Franco sul Corriere della Sera. Protagonista della vita politica, degli scontri e anche delle vicende giudiziarie dal dopoguerra, ‘Il Divo’ (così rinominato in un film di Paolo Sorrentino sulla sua vita) è stato tra gli uomini più importanti della Dc.

LE CARICHE POLITICHE. Nato a Roma il 14 gennaio 1919, la sua carriera inizia già alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando al seguito di Alcide De Gasperi diventa membro della Costituente nel 1946. In seguito è stato presidente del Consiglio per sette volte, senatore a vita e ha ricoperto numerosi incarichi di governo: otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni statali, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria, una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno, ministro dei Beni culturali e ministro delle Politiche comunitarie. Video – La vita di Giulio Andreotti

Dall’articolo di Massimo Franco (leggi l’articolo completo): “(…) finché è stato vivo, Andreotti ha tenuto artificialmente in vita il mito di una Prima Repubblica capace di resuscitare, di tornare in auge, di riportare l’Italia a un passato controverso, osservato con una punta di nostalgia da quanti per età lo confrontavano alla crisi di identità di oggi. D’altronde, era il sopravvissuto per antonomasia: a due guerre mondiali, sette papi, la monarchia, il fascismo, la Prima e forse anche la Seconda Repubblica. E ancora, a sei processi per mafia e omicidio e ai sette governi che aveva presieduto. (…) Simboleggiava la Democrazia cristiana come immarcescibile partito-Stato e crocevia di una complessità italiana che toccava Vaticano e Stati Uniti, mondo arabo e terrorismo; santi, servizi segreti e mafia. (…) Quando seppe che si stava scrivendo una biografia su di lui, commentò: «Non mi piacciono le biografie da vivo. Però capisco che ci si occupi di me. In fondo, io sono postumo di me stesso». Ma fino a oggi, nessuno ha creduto che fosse «postumo».”

I FUNERALI DI ANDREOTTI. Martedì 7 gennaio si svolgeranno i funerali. Secondo quanto affermato all’agenzia Adnkronos da Patrizia Chilelli, storica segretaria del presidente “non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella sua parrocchia con gli stretti familiari”.