Connettiti con noi

Attualità

Ddl tortura: arriva il sì della Camera

Inasprite le pene, che toccano 15 anni di detenzione se il colpevole è un pubblico ufficale. Introdotto anche il reato di istigazione del pubblico ufficiale

All’indomani della sentenza di condanna della Corte di Strasburgo per la vicenda Diaz di Genova, l’Italia fa un passo avanti verso l’introduzione del reato di tortura. La Camera ha infatti approvato con 244 sì, 14 no e 50 astenuti il decreto legge sulla tortura, che ora torna al Senato per l’approvazione definitiva.

Il testo, all’art. 1, definisce il reato di tortura: si macchia di questo reato chiunque «con violenza o minaccia ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione o assistenza,intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata, o comunque sottoposta a sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche» al fine di «ottenere informazioni o dichiarazioni, per infliggere una punizione, per vincere una resistenza» o 1in ragione dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose».

LE PENE. Inasprite inoltre le pene: se a macchiarsi di reato di tortura è una persona comune, questa è punibile con una reclusione da 4 a 10 anni, ma qualora il soggetto sia un pubblico ufficiale, la pena può va da un minimo di 5 anni fino a un massimo di 15 anni, contro gli iniziali 12 anni di carcere. Non solo.

Sia che si tratti di pubblico ufficiale o meno, la pena verrà inasprita di 1/3 in caso di gravi lesioni, di 2/3 per morte non voluta della vittima fino a diventare, per legge, ergastolo in caso di decesso della vittima causato volontariamente.

Tra le novità, anche l’introduzione del reato di istigazione del pubblico ufficiale (ad altro pubblico ufficiale) a commettere tortura. In questo caso la pena è da 1 a 6 anni di carcere. Ma non tutti sono soddisfatti del ddl.

LE CRITICHE. Il M5S, per esempio, contesta la definizione usata nell’art. 1 che prevede la sussistenza di reato solo quando la vittima sia stata «affidata, o comunque sottoposta a sua autorità, vigilanza o custodia». In questo caso, per esempio, i fatti della Diaz non rientrerebbero nella norma. «Così è una legge inutile», accusa il M5S.

Insoddisfazione anche da parte della Lega: «Il reato di tortura, così come inteso dal Pd, è l’ennesimo regalo ai criminali. Non tranquillizza i cittadini, ma solo i delinquenti», spiega il deputato Nicola Molteni. «Sotto le false spoglie di una presunta norma di civiltà si nasconde un reato che ha natura ideologica. In un momento di massima emergenza il governo si è già macchiato di cinque svuota carceri, provvedimenti indultivi, tagli assassini alle forze dell’ordine. Il reato di tortura, unito alla depenalizzazione di reati come la resistenza a pubblico ufficiale e il sabotaggio, rappresenta un grave attentato alle forze dell’ordine».

Credits Images:

L'Italia è stata condannata per tortura dall'Ue per i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001