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Attualità

Involuzione della specie: giovani sempre meno maturi

Uno studio Usa: sesso, alcol e auto si scoprono tre anni dopo i genitori, così come la voglia di emanciparsi perché «crescere non è urgente». “Colpa” delle agiatezze che rallentano la felicità e riducono le famiglie

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I giovani non hanno voglia di crescere: ecco l’involuzione della specie. Non si tratta di bamboccioni o eterni bambini, ma proprio degli adolescenti di oggi, e quindi degli uomini di domani. Quella che un tempo era l’età della ribellione, è stata posticipata di almeno tre anni: sesso, alcol, auto, ma anche il primo lavoretto. La propensione alla maturazione da parte degli adolescenti di oggi è stata indagata attraverso lo studio di 8,4 milioni di ragazzi americani (13-19 anni) che hanno mostrato poca voglia di lasciare le vesti di Peter Pan.

Così abbiamo tolto ai nostri figli la fretta di crescere

«I 18enni di oggi sono come i 15enni di ieri. E i 25enni di oggi sono come i 18enni di un tempo», dice l’autrice dello studio Jean Twenge, docente di psicologia alla San Diego State University e autrice di iGen: why today’s super- connected kids are growing up less rebellious, more tolerant, less happy – and completely unprepared for adulthood (Atria Books). «A partire dal 2000 si assiste un crollo continuo nel numero di adolescenti che fanno cose considerate un allenamento a entrare nella vita adulta. Intorno al 2010 i 17-18enni uscivano per appuntamenti romantici meno di quanto facessero i 15-16enni negli anni 90. E mentre intorno al 1991 il 54% dei diciassettenni aveva già avuto esperienze sessuali, nel 2015 questa percentuale è scesa al 41%». Stesso discorso per la scoperta del’alcol: dal 1993 al 2016 la percentuale di 13-14enni che hanno fatto quest’esperienza è scesa del 59%. Un aiuto per la salute, ovviamente, ma non per la maturazione e – come dice il titolo dello studio – per la felicità.

«Abbiamo considerato alcune ipotesi come l’effetto di Internet: se oggi si passano online più ore di un tempo, è chiaro che restano meno ore per uscire o fare lavoretti», è una delle ipotesi di Twenge. «Ma il web non può essere la sola spiegazione, perché vediamo questo trend iniziare anche da prima del boom dell’Internet di massa». La colpa sarebbe invece dell’ambiente agiato in cui è cresciuta questa generazione, meno spinta a crescere in fretta rispetto ai genitori maturati tra rinunce e ristrettezze. Quando il futuro è incerto, l’umanità brucia le tappe. Se le cose vanno bene, si può continuare a giocare.

«Dal 2000 in poi i figli hanno avuto più agi. Rispetto agli anni 70 è aumentato il reddito delle famiglie e si è ridotta la loro dimensione», osserva Twenge. «Così i bambini hanno iniziato a sentire come meno pressanti le urgenze dettate da un orologio biologico formatosi in tempi più primitivi. Negli ultimi anni vediamo un’accelerazione del fenomeno: comunicando di più tramite quel mezzo, i teenager sentono meno bisogno di uscire e ritrovarsi fisicamente».