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Lavoro

Pensione, si dovrà lavorare quattro mesi in più

Si vive di più? Tocca ritirarsi dopo. Dal 1 gennaio 2016 si sposta nuovamente in avanti il termine minimo per lasciare il lavoro. Ecco i dettagli

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Ennesimo aumento dell’età pensionabile: dal 1 gennaio 2016, recita una circolare dell’Inps pubblicata in Gazzetta Ufficiale, si dovrà attendere altri quattro mesi per raggiungere il termine anagrafico con il quale poter lasciare il lavoro. Una normativa figlia del decreto Sacconi, ratificato nell’ormai lontano 2010, secondo cui l’età del pensionamento sale automaticamente con l’aumento della longevità dei lavoratori. Si vive di più, e dunque si va in pensione dopo.

I DETTAGLI. Allo stato attuale, la norma colpirà soprattutto chi oggi era pronto per andare in pensione, e che invece sarà costretto a rimandare. Ad esempio, le lavoratrici dipendenti private iscritte all’assicurazione generale obbligatoria, che saranno costrette a raggiungere i 65 anni e i 7 mesi di anzianità professionale per accedere alla pensione di vecchiaia; i loro colleghi uomini, viceversa, potranno ritirarsi dall’attività lavorativa solo 66 anni e 7 mesi. L’obbligo di restare al lavoro per quattro mesi in più, in vigore fino al 31 dicembre 2018, riguarda però anche i soggetti per i quali continuano a trovare applicazione le disposizioni in materia di requisiti per il diritto a pensione con il sistema delle Quote. Chi si trova in questa situazione, per ottenere la pensione dal prossimo anno dovrà vantare un’anzianità contributiva di almeno 35 anni, e un’età minima di 61 anni e 7 mesi, nel caso che abbia lavorato come dipendente pubblico o privato. Gli autonomi, viceversa, dovranno avere almeno 62 anni e 7 mesi.

IL TRAGUARDO DEI 70. Il decreto Sacconi aveva già spostato di tre mesi l’età pensionabile nel 2013, e di questo passo il traguardo dei 70 anni necessari per andare in pensione rischia di essere raggiunto molto prima del previsto. A questo proposito il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha annunciato nella giornata di una proposta di riforma, che diverrà operativa entro giugno, per «introdurre più flessibilità nell’età». Una scelta dovuta e necessaria, per dare respiro ai quasi-pensionati di oggi, certamente più penalizzati di quelli di ieri.

In attesa del prossimo e prevedibile aumento.