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Lavoro

Gli italiani sognano lo smart working, ma non sono «agili»

Il 40% dei dipendenti sogna di poter lavorare più spesso da casa, il 22% vorrebbe autonomia oraria totale. Ma un lavoratore su 5 non ha le competenze tecnologiche per avere a che fare con i device necessari a “uscire” dall’ufficio

Gli italiani vogliono lo smart working, ma spesso non sono pronti per diventare “agili”. Mentre Siemens lancia lo smart working per tutti i suoi dipendenti e tante altre aziende fanno passi avanti verso questa rivoluzione: sono infatti già 250 mila gli smart workers italiani. Ma non basta voler avviare il cambiamento, perché spesso mancano le condizioni di base per attuarlo, come rivela la ricerca La forza del lavoro in Europa curata da Adp.

SMART WORKING, TUTTI LO VOGLIONO

A fronte dei due terzi dei dipendenti italiani (64,2%). che hanno un posto di lavoro “fisso”, inteso come postazione, oltre un terzo (40%) sogna la possibilità di poter lavorare più o meno spesso da casa. Questa aspirazione però è realtà solo per l’8% di loro. Un lavoratore su cinque (21,8%) che vorrebbe lavorare solo da casa (lo fa già il 13,5%). Ultimo capitolo, gli orari di lavoro: i turni fissi sono per il 58% dei dipendenti, ma questa situazione va bene solo al 39% del totale. La stessa percentuale vorrebbe più flessibilità, il 22,5% vorrebbe addirittura totale autonomia.

I LIMITI ALLO SMART WORKING IN ITALIA

L’Olanda è il Paese più flessibile nelle sedi (20% di lavoratori da remoto) e negli orari (33% in autonomia). All’opposto c’è la Germania, ancora rigida nei luoghi di lavoro (70% è fisso in ufficio o in fabbrica). E in Italia che cosa frena l’ulteriore sviluppo? La cosiddetta «sete di tecnologia» dei lavoratori che ambiscono allo smart working: un lavoratore su tre chiede al proprio datore di lavoro di investire in computer portatili (35,6%) e in software specialistici (34%), smartphone e tablet (22%).

Il problema è che le competenze necessarie non sono ancora del tutto sviluppate. Oltre un quinto dei dipendenti tricolori vorrebbe seguire corsi di formazione It avanzati (24,4%). Un altro quarto degli intervistati (23,5%) ha bisogno di assistenza con le nuove tecnologie e dispositivi.

«I datori di lavoro dovranno prendere in considerazione strumenti online, tra cui piattaforme di social media, per aumentare la collaborazione giorno per giorno e la condivisione delle conoscenze tra le squadre. In passato stabilità del lavoro significava “posto fisso”», commenta Nicola Uva, strategy marketing director di Adp Italia. «Per i dipendenti di oggi, la stabilità significa invece avere una rete professionale estesa, relazioni che possono aiutare il lavoratore a crescere sia nel proprio settore sia in diversi ambiti, estendendo le possibilità di carriera. Per i datori di lavoro, un mondo tecnologicamente collegato significa poter disporre a livello globale dei migliori talenti, mentre per il personale significa avere accesso a continui miglioramenti».