Connettiti con noi

Lavoro

Disoccupazione: quel che i dati ufficiali non dicono

In previsione della riforma del lavoro, un buon punto di partenza può essere quello di contestualizzare i dati relativi alla disoccupazione e alla produttività in vista di una fotografia meno rassicurante ma sicuramente più realistica della reale situazione dell’Italia

architecture-alternativo

Non è sempre vero che basta affidarsi ai numeri per avere immediatamente il quadro della situazione. Ad esempio, chi si limitasse a confrontare i dati ufficiali sulla disoccupazione in Italia e in Spagna rischia di incorrere in un errore di valutazione che è all’origine del falso mito secondo cui i nostri cugini iberici abbiano un tasso di disoccupazione praticamente doppio rispetto al nostro. Basta contestualizzare meglio i due dati – il 24,5% degli spagnoli e il 12,6% degli italiani – per capire che la realtà è ben diversa. Il dato spagnolo tiene conto, infatti, del fatto che in quel paese chiunque rimanga senza lavoro ha tutto l’interesse a dichiararsi per accedere al sussidio previsto, mentre da quello italiano sono assenti i milioni di cassaintegrati, ufficialmente considerati occupati, e i tantissimi che decidono di non iscriversi agli uffici per l’impiego, perché sono assolutamente convinti che sarebbe una fatica inutile.

Questa è solo una delle credenze che viene smontata dall’analisi pubblicata oggi dal quotidiano Repubblica. Partendo dall’analisi delle principali anomalie del sistema italiano Federico Fubini spiega come mai i dati pubblicati dall’Istat offrono un quadro decisamente più roseo rispetto alla realtà.

Un’altra convinzione molto diffusa, ma priva di fondamento è quella che lega la maggiore capacità dimostrata dalla Spagna di creare nuovi posti di lavoro alla precarietà delle posizioni aperte. L’autore dell’articolo spiega, infatti, che se è vero che l’incidenza dei contratti a termine in Spagna è al 23%, mentre in Italia è ferma al 13%, è anche un dato di fatto che, a partire dal duemila, da loro il numero di questi contratti è in costante diminuzione, mentre, al contrario, da noi stanno aumentando in modo costante.

Tra i temi affrontati nell’ambito dell’analisi proposta da Repubblica anche quello che vede i consumi in costante calo (-13%) nel nostro Paese, nonostante dal 1997 ad oggi i salari nell’industria manufatturiera siano aumentati del 54,5% e quelli dei dipendenti pubblici del48,6%. Tutto il contrario di quanto accade in Germania dove gli aumenti sono stati rispettivamente del39,8% e del 30%, ma i consumi sono saliti del 6%. Per trovare la chiave di questa apparente contraddizione, suggerisce Fubini, occorre leggere questi dati alla luce dell’andamento del tasso di produttività che in Germania è salita del 50% e in Italia soltanto del 10%. Col risultato che in Italia lavora uno su tre, mentre in Germania più di una persona su due.

Credits Images:

© Getty Images