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Lavoro

Crisi, persi 11 milioni di posti dal 2008. E spariscono le competenze

I dati dell’Hays Global Skills Index 2015 che denuncia: si allarga il divario tra le competenze delle persone e le richieste del mercato. La soluzione? Guardare ai talenti immigrati

Sono più di 11 milioni i posti di lavori persi nel mondo dal 2008 ad oggi. Il divario tra il numero delle persone che oggi lavorano e quelle che avevano un impiego prima della crisi è pari a 1 su 20 dell’attuale forza lavoro. A lanciare l’allarme la nuova edizione dell’Hays Global Skills Index 2015, il report pubblicato ogni anno da Hays, società leader a livello globale nel recruitment specializzato, in collaborazione con Oxford Economics. L’analisi Labour markets in a world of continuous change prende in esame i mercati del lavoro di 31 economie (tra cui l’Italia) e sottolinea i nuovi trend in atto.

CHE GAP. L’edizione di quest’anno denuncia anche un fenomeno preoccupante: si amplia il divario tra competenze disponibili ed esigenze del mercato del lavoro globale. A registrare le maggiori difficoltà sono proprio i Paesi che la crisi sembrano averla già superata. Si tratta di tutte le economie complessivamente in ripresa come gli Stati Uniti, il Regno Unito e alcuni Stati del Nord Europa. I Bric, i grandi malati di quest’ultima fase della stagnazione globale, vedono invece rallentare la domanda di professionisti qualificati. LA RISPOSTA. La risposta da parte del mercato è stata l’offerta di stipendi sempre più alti, comprensivi di benefit e bonus, ai profili maggiormente specializzati determinando un’inflazione sui salari. Nel frattempo, in attesa di reperire le risorse specializzate, la carenza di competenze sta avendo un impatto negativo sulla produttività perché costringe a mansioni inadatte professionisti sotto o sovra qualificati.

«L’economia mondiale è tornata a crescere», commenta Alistair Cox, Ceo di Hays. «Tuttavia, la ripresa ha accentuato il divario tra le competenze disponibili sul mercato del lavoro e quelle richieste dalle aziende e, in molti Paesi, si registrano ancora alti tassi di disoccupazione. Imprese e Governi devono lavorare insieme per trovare soluzioni efficaci per colmare questo gap e non compromettere la futura crescita economica. È necessario che politiche e servizi all’educazione siano allineati con le reali esigenze economiche delle aziende. Questo, però, richiede tempo, con effetti a lungo termine. Nel breve periodo occorre, invece, adottare politiche del lavoro e dell’immigrazione che permettano alle imprese di selezionare professionisti specializzati al di fuori del proprio mercato. In caso contrario, la domanda di competenze qualificate continuerà a non essere soddisfatta». E in Italia? «Dopo anni di recessione l’economia del nostro Paese mostra i primi deboli segnali di ripresa, ma aumenta la pressione sul mercato del lavoro con un aumento della domanda di professionisti qualificati», spiega Carlos Soave, Managing Director Hays Italia. «La mancanza di competenze specializzate è, infatti, la sfida più grande per le aziende italiane: l’aumento del tasso di disoccupazione acuirà ancora di più le difficoltà nella ricerca di professionisti qualificati nel lungo periodo».