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Attualità

Quote profughi: 4 mila alla Germania e 3 mila alla Francia

Prime anticipazioni sulla redistribuzione delle quote dei 15.600 profughi presenti in Italia. L’accordo sarà votato domani a Bruxelles. Ocse: «Un milione in fuga, costi umanitari senza precedenti»

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L’emergenza profughi sembra a una svolta. Emergono le prime anticipazioni sull’accordo sulla redistribuzione delle quote dei migranti, la cui bozza che verrà discussa domani a Bruxelles dal Consiglio Straordinario Ue degli Affari Interni. Stando a quanto emerso da fonti europee, i diplomatici dei 28 Paesi Europei, riunitisi oggi 22 settembre, starebbero lavorando per ricollocare tutti i profughi sbarcati in Italia e in Grecia. Per spuntarla si vorrebbe puntare a un accordo per consenso, anziché di maggioranza.

In due allegati al testo, sarebbe indicato il numero di profughi attribuito a ogni Stato. Per quanto riguarda il nostro Paese, dei 15.600 profughi attualmente ospitati, 4.027 andranno in Germania e 3.064 in Francia. Tale sistema di quote vincolanti non piace però ai Paesi dell’Est che stanno facendo un vero e proprio muro: a capitanare il fronte del no sono Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania, mentre sembrerebbe che Polonia e Ungheria siano più aperte al dialogo. Nonostante le opposizioni, un funzionario europeo ha però assicurato alla stampa che l’accordo sulle quote è «stabile e fermo».DATI SENZA PRECEDENTI. Nel frattempo, cresce l’emergenza di quella che è, a tutti gli effetti, una diaspora. Stando infatti ai dati Ocse, nel 2015 si arriverà a un milione di persone rifugiate o richiedenti asilo. «L’attuale crisi umanitaria è senza precedenti. I costi umani sono spaventosi e inaccettabili», si legge nel rapporto presentato a Parigi. Stando ai dati illustrati, da gennaio oltre 330mila persone sono arrivate via mare in Europa. Di queste, circa 210 mila si sono rifiugiate in Grecia, 120 mila in Italia.

«Tra i Paesi dell’Unione europea, Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea, ma i principali Paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, Svezia e Austria in termini relativi rispetto alla popolazione», precisa l’Ocse. «Per molti paesi Ue, l’afflusso su larga scala di richiedenti asilo è un’esperienza del tutto nuova. È il caso, per esempio, dell’Ungheria, in misura minore per Polonia e Bulgaria. Un supporto tecnico e finanziario da parte degli altri Stati membri e delle istituzioni europee è fondamentale per permettere loro di rispondere all’emergenza».

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