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Attualità

Poste Italiane: permane il caos, terminali fuori uso

Dal 1° giugno numerosi uffici postali registrato il blackout del sistema informatico: terminali che funzionano a singhiozzo e limitano – se non sospendono – il servizio di pagamenti e ritiro pensione. Per lunedì si assicurava un ritorno alla normalità, ma i problemi rimangono

Ore di coda per niente. Dopo un inizio giugno da dimenticare per Poste Italiane, non è certo un buon inizio di settimana per il servizio postale italiano che registra ancora disagi in numerosi uffici postali. I terminali, che funzionano a singhiozzo dal primo giugno, funzionano a singhiozzo causando non pochi disagi alla clientela, specie agli anziani che devono ritirare la pensione, ma anche coloro che devono pagare una multa e rischiano una penale per il ritardo nel pagamento. In alcuni uffici postali le operazioni vanno avanti a rilento, in altri sono del tutto sospese, in altri ancora sono limitate al ritiro pacchi. Alcuni uffici di Roma hanno esposto fuori ai cancelli cartelli con su scritto: “Ci scusiamo per il disagio, ma questo ufficio postale non potrà svolgere un regolare servizio, a causa di terminali fuori servizio”. I problemi sarebbero iniziati da qualche giorno e, secondo Poste, sono da attribuire al “malfunzionamento del software verificatosi sui sistemi centrali Ibm sui quali appoggiano le attività degli uffici postali”. Lo scorso fine settimana la società aveva spiegato che i disagi erano terminati e gli sportelli erano rimasti aperti più a lungo per consentire di smaltire l’arretrato di questi giorni. E chi non fosse riuscito a incassare la pensione, avrebbe potuto farlo lunedì. Ma anche oggi si registrano problemi e i consumatori sono già sul piede di guerra e annunciano una class action. “Non è accettabile il perdurare dell’incredibile disservizio che sta ancora paralizzando gran parte del sistema informatico di Poste Italiane”, afferma in una nota il commissario dell’Agcom Gianluigi Magri. “Non è accettabile – prosegue – che tali problemi perdurino e non è accettabile che non vi sia una chiara disanima degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità. Nell’era della tecnologia e della comunicazione simili incredibili episodi minano non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo”.