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Ve lo dò io il Lazio

Claudio Mancini, assessore allo Sviluppo economico, ricerca innovazione e turismo della Regione Lazio spiega come è riuscito a valorizzare il territorio. E promette: 148 milioni per l’innovazione

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Che Roma sia in grado di esercitare una forte attrattiva nei confronti del turista internazionale non c’è alcun dubbio, ma in che modo sia possibile fare tesoro di questa sua capacità estendendone gli influssi all’intero territorio laziale, se non nazionale, lo spiega Claudio Mancini, assessore allo Sviluppo economico, ricerca innovazione e turismo della Regione Lazio. Che, a proposito di innovazione, punta sull’integrazione tra imprese e mondo della conoscenza, destinando ai giovani ricercatori universitari 22 milioni e 875 mila euro e investendo in progetti di eccellenza dei distretti tecnologici.

Quali sono i punti di forza del turismo del Lazio?Innanzitutto la presenza di Roma, una delle destinazioni più ambite al mondo. Roma è la capitale del turismo focalizzato sul made in Italy con le sue botteghe storiche, i negozi delle grandi firme, i centri commerciali e, con il suo patrimonio storico e artistico, lo è anche di quello culturale. Senza contare l’offerta a disposizione del turismo congressuale e incentive, che si arricchirà ulteriormente con la “Nuvola” di Fuksas, in via di costruzione. A tutto ciò si aggiungono le mille attrattive sportive e di spettacolo che la Capitale offre ogni giorno. Il fascino della città eterna è una risorsa per tutto il Lazio, una regione che, del resto, vuole mettersi in mostra con i suoi borghi, con le località costiere e con il richiamo delle feste storiche, religiose e dell’enogastronomia.

Ha espresso la volontà di incentivare la diffusione di pacchetti integrati per agganciare il soggiorno a Roma ad altre destinazioni nel territorio. Che tipo di sinergie si possono sviluppare tra le diverse offerta turistiche?Le possibilità sono molte, basti pensare al fatto che una vacanza che risponda alla domanda di turismo ambientale si coniuga perfettamente con la scoperta del patrimonio culturale o con l’offerta di benessere, magari in uno dei centri termali del nostro territorio. In questo senso abbiamo incentivato la creazione di molti pacchetti: dai soggiorni al mare, realizzati con Litorale spa, a quelli legati alle sagre e alle feste tipiche, promossi da ATLazio. Abbiamo investito molto sul turismo verde, stimolando per esempio la creazione di alberghi diffusi nei borghi. Inoltre promuoviamo con impegno gli “Itinerari della fede”, che hanno una grande capacità di attrazione.

Quali sono a oggi i risultati raggiunti dal marchio turistico laziale? E dall’Agenzia del Turismo di Roma e del Lazio?Parlando di risultati credo che il dato più importante sia la tenuta del prodotto Lazio, che ha reagito bene nonostante la crisi del settore. Roma e il Lazio hanno registrato dati migliori rispetto alla media nazionale. Nella capitale ad agosto c’è stato un aumento delle presenze del 2% rispetto al 2008. E anche sul litorale laziale la stagione è stata positiva. La tenuta di Roma, è inutile negarlo, traina non solo il Lazio, ma incide anche sul complesso dei dati nazionali. Il marchio, introdotto dalla nuova legge regionale sul turismo, nasce con l’obiettivo di certificare la qualità della nostra offerta turistica. E proprio sul sostegno alla crescita della qualità abbiamo puntato con molte iniziative, a cominciare dalle nuove regole per la classificazione delle strutture ricettive. Inoltre nel corso della prossima Conferenza Regionale sul Turismo lanceremo il marchio per le Agenzie Sicure, che segnalerà le realtà che garantiscono un alto livello nei servizi offerti e che si distinguono per la promozione del “turismo etico” e di strutture ricettive ecocompatibili. Per quanto riguarda ATLazio, ha sostituito le vecchie Apt in una logica di razionalizzazione e unità di azione e sta portando avanti campagne internazionali di promozione del territorio.

In che modo la Capitale e la regione si promuovono sui mercati internazionali?Per la promozione internazionale c’è un’unica strada: lo studio e l’analisi dei mercati e proposte mirate, rivolte ai diversi destinatari. A partire dall’innegabile forza di attrazione di Roma bisogna saper offrire delle proposte che vadano incontro alla domanda che viene non solo da Paesi diversi, ma da diversi segmenti turistici. Per esempio, per il Nord Europa puntiamo molto sull’appeal che hanno i laghi e il turismo verde che ATLazio promuove nelle fiere internazionali alle quali partecipiamo con workshop e con incontri tra operatori. Inoltre stiamo lavorando per incentivare i flussi turistici provenienti dalle nuove economie, dall’Asia, dall’Oriente e dai Paesi emergenti come, appunto, Cina, Corea del Sud, India, Brasile, insieme ai cosiddetti mercati di ripresa, come quello sudamericano. Paesi che nel prossimo futuro produrranno centinaia di milioni di potenziali turisti.

Come si concilia la promozione delle località regionali con la necessità di supportare il sistema Paese Italia?Non ha nessun senso promuovere ciascuna regione senza far riferimento all’Italia e tantomeno ha senso la competizione tra regioni. Va sostenuto il prodotto Italia nel suo complesso. Il turista asiatico che viene in Europa non conosce il Lazio ma vuole fare il tour classico Firenze – Venezia – Roma. In questo senso è essenziale che ci sia un forte coordinamento nazionale.

In occasione del convegno Ricerca e innovazione nel Lazio – Realtà e prospettive ha detto: «Abbiamo cercato di agevolare le aziende nell’accesso all’innovazione, facilitando al tempo stesso i ricercatori nella trasformazione di scoperte innovative in applicazioni industriali». In che modo siete intervenuti?Abbiamo agito su più fronti: dal piano normativo, con la nuova legge per il sostegno alla ricerca e l’innovazione che mira a rafforzare l’integrazione tra le imprese e il mondo della conoscenza, al piano della programmazione regionale degli investimenti, decisamente rivolti a sostenere i progetti portati avanti in collaborazione tra organismi di ricerca e imprese. Per quanto riguarda i fondi destinati ai giovani ricercatori delle università pubbliche del Lazio, ebbene questa è un’iniziativa inedita nel Lazio e che ha pochi precedenti in Italia. Una misura che darà risultati concreti, per sostenere la ricerca in settori strategici, attraverso un cofinanziamento che serve a stipulare varie forme contrattuali, dall’estensione di dottorati di ricerca a contratti pluriennali.

Quali sono le priorità da perseguire per supportare l’innovazione, lo sviluppo e la ricerca?Di certo la priorità è puntare sui settori chiave per lo sviluppo e in questo ambito concentrare gli investimenti sui progetti d’eccellenza, per non disperdere risorse e garantire l’efficacia delle politiche pubbliche. Per il Lazio, questo significa puntare sui distretti tecnologici della Regione: l’aerospazio, le bioscienze e i beni culturali, e sulle frontiere tecnologiche dell’Ict e delle energie alternative. Entro il 2013 Filas, la società regionale per l’innovazione, gestirà 148,5 milioni di euro a favore delle cinque filiere dell’innovazione del Lazio: queste risorse servono a sviluppare i cosiddetti “temi di frontiera tecnologica”, cioè ambiti innovativi in grado di favorire lo sviluppo e la competitività internazionale del nostro territorio.

Recentemente Regione Lazio ha lanciato Sprint -Lazio, uno sportello per i servizi di internazionalizzazione. Che tipo di aiuto offre alle Pmi?Sprint Lazio ha come obiettivo quello di sostenere le piccole e medie imprese laziali nel processo di internazionalizzazione. Per questo fornisce alle imprese servizi per conoscere e selezionare i mercati esteri e per individuare le opportunità di investimento più adatte, ma anche per trovare partner esteri. Inoltre aiuta le imprese a valutare gli strumenti e le agevolazioni a disposizione, che siano comunitarie, nazionali o regionali. Con questo fine, mette a disposizione delle aziende un archivio dinamico e interattivo su tutto quel patrimonio di informazioni legate all’internazionalizzazione che possono essere preziose. Infine organizza missioni, workshop e iniziative per promuovere all’estero le nostre realtà produttive e aiuta le imprese nel selezionare gli strumenti finanziari più idonei per aumentare le loro possibilità di sviluppo sui mercati internazionali.

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Claudio Mancini, classe 1969, è assessore allo Sviluppo economico, ricerca, innovazione e turismo della Regione Lazio dal 2007. Ma ha iniziato il suo impegno politico da giovanissimo nel Pci e nel 1992, a 23 anni, è stato eletto presidente della XVI Circoscrizione di Roma. Nel 2001 è stato assessore della Giunta del Municipio con deleghe all’Urbanistica, ai lavori pubblici, all’ambiente e alla mobilità. Nel 2005 è stato eletto Consigliere della Regione Lazio nella lista “Uniti nell’Ulivo” e ha assunto l’incarico di presidente della Commissione bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione.