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Sangalli: “Negozi aperti? Per rilanciare i consumi servono redditi migliori”

Il presidente di Confcommercio sbotta: “Non è accettabile che si modifichino regole per l’attività d’impresa senza uno straccio di confronto con chi le imprese le rappresenta. La manovra? Bene il rafforzamento, ma non basta”

“Mi sembra davvero ardito sostenere che, finora, i turisti abbiano avuto difficoltà a trovare negozi aperti”. È il commento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che in un’intervista al Corriere della Sera commenta la manovra economica, recentemente licenziata dal Parlamento, che prevede, tra l’altro, modifiche sull’apertura dei negozi, normativa fortemente contestata da Confcommercio. “Sul metodo – spiega Sangalli – non è accettabile che si modifichino regole per l’attività d’impresa, regole con forti impatti organizzativi e di costo,senza uno straccio di confronto con chi le imprese le rappresenta”. Sul merito, invece, Sangalli sottolinea come ci siano già regole vigenti che permettono di tenere aperti i negozi anche di domenica e nei festivi, “basta farsi un giro nelle nostre città per rendersene conto”.Ma i consumi languono e un’apertura incondizionata dei negozi potrebbe dare un nuovo impulso al commercio. “I consumi – ribatte il presidente di Confcommercio – languono per ragioni di reddito e non perché sia difficile trovare negozi aperti”. E per quanto riguarda i turisti “forse il ministro del Turismo avrebbe fatto bene a preoccuparsi di più dei musei chiusi e dei beni culturali inagibili” piuttosto che delle aperture dei negozi, aggiunge Sangalli.In generale la manovra è stata comunque apprezzata da Confcommercio (“potenziata e approvata rapidamente e con spirito di responsabilità repubblicana”), ma ora serve fare qualcosa in più. “Sul versante del rigore e della stabilità – afferma Sangalli – bisognerebbe dare seguito all’impegno d’introdurre nella nostra Costituzione il vincolo della disciplina di bilancio. E poi sarebbe ragionevole accelerare l’innalzamento dei requisiti anagrafici per l’accesso al pensionamento”. Quello a cui si oppone l’associazione è un eventuale innalzamento dell’Iva (“colpirebbe una domanda interna già al lumicino), meglio piuttosto assegnare parte dei risultati della lotta all’evasione alla riduzione delle aliquote fiscali”.

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Carlo Sangalli