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Le antenne diventano alberi

Chi l’ha detto che torri di comunicazione e altre infrastrutture simili devono per forza essere brutte? Così non la pensa Calzavara, azienda friulana che trasforma ogni scheletro di acciaio in pini, cipressi o palme artificiali in grado di arredare le città. E illuminare Expo 2015

Dal profondo Nord-Ovest alla conquista del mondo intero. Da Basiliano, piccolo Comune a 15 chilometri da Udine, alla capitale dell’Arabia Saudita, Riyad, passando per la riserva naturalistica Masai Mara in Kenya fino ai parchi naturali della Polinesia. È la strada percorsa dagli «artigiani del lusso al servizio delle eccellenze industriali mondiali», come amano definirsi in Calzavara, azienda da cento addetti e 19 milioni di euro di fatturato (50% in export), leader in prodotti di nicchia per telecomunicazioni, Oil&Gas ed energia, con prospettive di sviluppo nell’automotive e nel medicale. Parliamo di una piccola grande eccellenza del made in Italy, un’impresa a conduzione familiare presente in oltre trenta Paesi in giro per il mondo. La sua notorietà al grande pubblico, però, Calzavara la deve alle sei torri mosaico Telecom realizzate per assicurare le comunicazioni all’interno di Expo Milano 2015 durante i sei mesi dell’evento: sottili, dal profilo triangolare, alte tra i 33 e i 42 metri e illuminate a led in mille colori di notte per un impatto ambientale ridotto. È proprio sulla base di questa intuizione – rendere gradevoli i tralicci per le tlc e altre infrastrutture – che Calzavara negli ultimi 15 anni ha sviluppato un business senza concorrenti. «Siamo gli unici al mondo ad avere un catalogo di strutture tecnologiche di design e, al tempo stesso, di arredo urbano», spiega l’amministratore delegato Marco Calzavara.

Come è nata questa avventura che oggi vi porta a lavorare in tutto il mondo, dall’Oman all’America Latina?L’azienda è stata fondata nel 1966 da mio padre Lucio, che oggi a 87 anni compiuti ne è ancora il presidente. Aveva iniziato a lavorare con una piccola società nel settore elettrico, ma quando l’allora Sip gli chiese un intervento per un’antenna parabolica capì che dietro quella semplice mansione potevano aprirsi nuove prospettive. L’azienda ha mosso i primi passi partendo da questa intuizione, che poi negli anni si è sviluppata lavorando con importanti partner e acquisendo nuove competenze.

Quali partner sono stati determinanti per lo sviluppo di Calzavara?Abbiamo lavorato molto con Telettra, a suo tempo leader mondiale nella progettazione e produzione di apparati per telecomunicazioni in ponte radio. Negli anni ‘80 faceva parte del gruppo Fiat, che entrò in partnership con noi, ma poi mio padre decise di ricomprare le sue quote dal colosso di Torino. Negli anni ‘90 invece con Motorola abbiamo realizzato la prima rete radiomobile integrata per il sistema del 118 in Italia.

C’è stato un “prodotto killer” che vi ha permesso di sfondare?Sì, i ripetitori passivi, grossi specchi metallici con una grandezza cha varia da 16 a 130 metri quadrati. Mio padre ne sviluppò un prototipo, poi brevettato e in seguito accettato dall’allora Sip che fece le prime installazioni in Friuli. Da lì si è aperto un mercato molto vasto, tanto che oggi in ambito mondiale ci sono migliaia di nostri ripetitori passivi, dall’America Latina all’Iran.

Poi è arrivata la svolta legata alle infrastrutture a basso impatto ambientale…Nel 2004 il Comune di Treviso ha deciso di togliere elementi di disturbo estetico nell’arredo urbano cittadino: assieme a loro abbiamo sviluppato prodotti di design industriale per abbellire il paesaggio e coprire i classici tralicci. Questa opera di mascheramento ha subito riscosso un grande successo, le infrastrutture a basso impatto ambientale e gli alberi artificiali sono stati sempre più richiesti. Tra i nostri clienti c’è la famiglia reale saudita per una delle proprie residenze, quindi l’ex re del Marocco e molti altri fino alle torri di Expo. Siamo entrati in contatto con i migliori designer e architetti italiani e internazionali per “vestire” torri e antenne in modo che siano il meno impattanti possibili, quindi non solo strumenti tecnologicamente all’avanguardia, ma anche innovative creazioni di arredo urbano.

I CLIENTI ESTERI VANNO

DALLA FAMIGLIA REALE SAUDITA

AL MAROCCO E ALL’AMERICA LATINA

Ci faccia qualche esempio.Dieci anni fa abbiamo avviato le prime produzioni con i cosiddetti “alberi traliccio”: palme, pini marittimi e cipressi in grado di confondersi nella natura. Poi l’attenzione si è allargata anche alle città, dove l’ambiente urbano non può venire devastato e occorre più attenzione sia ai materiali che allo stile. Così è scaturito il trend del camouflage dei riflettori che ci ha portato a lavorare molto nei Paesi arabi e in America Latina. Le stesse antenne però si sono trasformate in strutture polifunzionali, utilizzate anche per videosorveglianza e adv.

Quali prospettive ci sono nel futuro?Puntiamo a svilupparci ulteriormente all’estero, mantenendo sempre la parte più pregiata e tecnologica della produzione in Italia. L’esperienza Expo è stata determinante per avviare una joint venture con un’importante azienda cilena con caratteristiche familiari simili alla nostra. Passo importante, dato che il governo locale ha emanato una legge proprio per promuovere le infrastrutture a basso impatto ambientale citando più volte i nostri prodotti. Vogliamo replicare altrove questo schema, e abbiamo validi contatti in Australia e Stati Uniti. Per sviluppare questo nuovo progetto di business, lo scorso anno si è affiancato alla gestione anche mio figlio Massimo, che rappresenta la terza generazione.

SIA LA LUCE

Se le telecomunicazioni coprono il 60% del fatturato di Calzavara, un altro 20% è appannaggio del settore legato all’ingegneria dell’illuminazione. In questo ambito Calzavara opera con Clampco Sistemi, società specializzata nella progettazione e nello sviluppo di impianti di segnalazioni a volo notturno: in particolare lampade che vengono installate sulle strutture a sviluppo verticale come grattacieli, eliporti, ciminiere, gru e ponti per segnalare ai velivoli la presenza dell’ostacolo. Il grattacielo Unicredit a Milano, tanto per fare un esempio, è dotato di un sistema di illuminazione realizzato con i prodotti dell’azienda friulana. «Si tratta», spiega l’a.d. Marco Calzavara, «di lampade cui sono richieste particolari requisiti di robustezza, affidabilità e semplicità nella manutenzione; impianti che devono poter svolgere la loro funzione anche in ambienti aggressivi e pericolosi, tanto da essere dotati di un’adeguata protezione antideflagrante e certificata».