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Il profilo di Oscar Luigi Scalfaro

Una breve storia del nono presidente della Repubblica, dalle sue prime esperienze da magistrato negli anni ’40 alla sua elezione alla Costituente, fino al mandato al Quirinale dal 1992 al 1999

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Senatore di diritto e a vita per il suo mandato di presidente della Repubblica dal 1992 al 1999, prima ancora più volte sottosegretario, ministro e presidente della Camera; prima ancora magistrato, dirigente e deputato della Dc, eletto a soli 27 anni nell’Assemblea Costituente che scrisse il testo della Carta. Oscar Luigi Scalfaro, scomparso lo scorso 29 gennaio 2012 all’età di 93 anni, è nato a Novara il 9 settembre del 1918 e, già all’età di 12 anni, si iscrive ad Azione cattolica; laureatosi in Giurisprudenza nel 1941 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, diventa magistrato due anni più tardi. Scalfaro svolse le funzioni di Pubblico ministero presso le corti d’assise speciali di Novara ed Alessandria. Come magistrato – ha ricordato più volte – visse un’esperienza profondissima che segnò la sua vita: in un processo sostenne l’accusa contro un fascista che poi fu condannato a morte, ma Scalfaro, già allora, era contrario alla pena capitale.Eletto deputato all’Assemblea Costituente nel 1946 nelle liste della Democrazia cristiana (Dc), ha partecipato attivamente alla vita politica legislativa, quale componente della commissione Giustizia e della giunta delle autorizzazioni a procedere. Eletto vice presidente della commissione speciale per la Corte costituzionale, Scalfaro – come riassume l’agenzia Ansa – ha ricoperto la carica di segretario e poi di vice presidente del gruppo parlamentare. Membro del consiglio nazionale della Dc, è entrato a far parte della direzione centrale del partito durante la segreteria di De Gasperi. Il primo incarico di governo lo ha avuto come sottosegretario al ministero del Lavoro nel primo gabinetto Fanfani; ha poi ricoperto, nel governo Scelba, la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e, in un secondo tempo, gli è stato affidato contemporaneamente anche il sottosegretariato dello Spettacolo. In questo periodo della sua attività ha promosso la costituzione dell’ Opera nazionale ciechi civili e si è adoperato attivamente per il rientro di Trieste all’Italia, oltre che per la sistemazione degli esuli della terra istriana. Nel settore dello spettacolo ha impostato e condotto a termine il risanamento degli enti lirici, teatrali e cinematografici dipendenti dallo Stato. Sottosegretario al ministero della Giustizia, nei governi Segni e Zoli, dopo le elezioni del 1958 è stato eletto presidente della commissione Interni della Camera; dal ’59 al ’62 è stato sottosegretario all’Interno. Il suo primo incarico come ministro è stato al dicastero dei Trasporti nel terzo governo Moro, carica nella quale è stato riconfermato nel secondo governo Leone. Ha poi ricoperto, per un biennio, la carica di segretario organizzativo della Dc e quella di dirigente dell’ufficio legislativo. Nuovamente ministro dei Trasporti nel primo governo Andreotti, è stato nominato ministro della Pubblica istruzione nel secondo governo Andreotti, prima di essere eletto alla vice presidenza della Camera. Rieletto deputato il 3 giugno 1979, Scalfaro è entrato a far parte della commissione Esteri ed è stato riconfermato vice presidente della Camera. Rieletto deputato per la decima volta, nel 1983, è stato ministro dell’Interno nel primo e secondo governo Craxi. Quello di ministro dell’Interno, dal 1983 al 1987, è stato l’ultimo incarico di governo svolto da Oscar Luigi Scalfaro. I funzionari che collaborarono con lui lo ricordano “mattiniero, efficiente, instancabile, uomo di grande dirittura morale e correttezza”. Craxi, all’epoca presidente del Consiglio, gli conferì la delega per sottoscrivere accordi bilaterali internazionali, in tema di lotta al traffico di stupefacenti e contro il terrorismo. Fu con lui che il ministero dell’Interno si pose il problema dell’ordine pubblico negli stadi, costituendo il primo comitato nazionale con la collaborazione del Coni. Scalfaro affrontò in maniera decisa il problema dei sistemi di prevenzione sul territorio e quello dell’efficienza della pubblica amministrazione con incontri diretti con i prefetti e gli amministratori locali in tutte le province italiane. Fu Scalfaro, nell’87 ha proporre la nomina del prefetto Vincenzo Parisi, all’epoca responsabile del Sisde, a capo della polizia di stato. Nel 1987 il presidente della Repubblica Cossiga gli affidò l’incarico di formare il governo, incarico al quale rinunciò. Nel 1992 il ritorno ai vertici delle istituzioni prima con una breve parentesi da presidente della Camera quindi (in una situazione politica complessa in piena tangentopoli e la pressione della mafia sugli apparati dello Stato culminata nell’assassinio del giudice Falcone a Capaci) con il salto al Quirinale, il 25 maggio. Un settennato complesso, e caratterizzato soprattutto dalla lunga partita con il primo governo Berlusconi e la nascita dell’esecutivo ‘tecnico’ di Lamberto Dini. Nel 1999 il passaggio delle consegne a Carlo Azeglio Ciampi e il trasferimento a Palazzo Giustiani come senatore a vita.

La Costituzione, il ricordo di Scalfaro