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Giulio Andreotti, per oltre 50 anni protagonista della politica – Video

Le massime e la vita del politico più longevo (oltre che fra i più controversi) della Storia della Repubblica italiana

Quella di Giulio Andreotti è senza ombra di dubbio il politico più presente e controverso della storia della Repubblica italiana. Sulla scena politica italiana praticamente per sei lunghi decenni – nei quali, secondo il Wall Street Journal, ha “contribuito a far uscire l’Italia dal disastro della Seconda Guerra Mondiale per farla entrare in un periodo di prosperità economica” – la sua longevità istituzionale può essere compresa forse con questa curiosità: Andreotti era sulla scena politica da più tempo della Regina Elisabetta d’Inghilterra. Nato il 14 gennaio del 1919 a Roma, morto il 6 maggio 2013 nella sua abitazione romana, è stato – come si ricorda in un profilo redatto dall’Ansa – l’uomo di governo e di partito italiano più blasonato, circondato da una fama di politico cinico e machiavellico che lui stesso, in fondo, amava coltivare. In più di mezzo secolo di vita pubblica, più di ogni altro governante, Giulio Andreotti è stato identificato come l’emblema di un potere che nasce e si alimenta nelle zone d’ombra. Da giovane, era un ragazzo religioso, studioso, molto serio, la schiena già lievemente incurvata e le idee chiare sul suo futuro. Unici divertimenti le partite della Roma (una volta disse “sono tifoso della Roma da quando avevo 8 anni. Perché prima non esisteva”) e le corse dei cavalli all’ippodromo delle Capannelle. Dopo pochi anni si ritrovò catapultato nelle stanze dei bottoni grazie all’ottima impressione che aveva fatto al leder della Dc Alcide De Gasperi. Nel 1946, a 28 anni, era già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con una delega particolare per lo spettacolo. La “legge Andreotti” del 1949 servì a finanziare il cinema italiano. Fu nel 1972 che riuscì ad arrivare alla presidenza del Consiglio. Lo scelsero con scarsa convinzione, per dar vita a un governo di centro dalle scarse prospettive. E infatti fu il governo più breve della storia repubblicana: solo nove giorni, dalla fiducia alle dimissioni. Ma non si scoraggiò. Già allora sapeva che “il potere logora chi non ce l’ha” e che “a pensare male si fa peccato ma di solito ci si indovina”. Queste due massime rappresentano la sintesi perfetta del pensiero politico andreottiano e sono ormai espressioni comuni. Il film Il Divo di Sorrentino, conclude l’Ansa, lo ritrae come responsabile o complice di mille nefandezze. Lui stava per querelare, ma poi preferì lasciar correre; era più andreottiano così: forse anche perché, altra sua perla di cinica saggezza, “una smentita è una notizia data due volte…”.

La vita di Giulio Andreotti, il video