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È morto Gabriel García Márquez

Il premio Nobel della letteratura, padre del realismo magico, si è spento a Città del Messico. Aveva 87 anni. La biografia

«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito». Inizia così Cent’anni di solitudine, il capolavoro più grande di Gabriel García Márquez, genio della letteratura scomparso ieri a Città del Messico a 87 anni.

Una delle firme più rappresentative dii tutta l’America latina, maggiore esponente del realismo magico, Gabo (così come veniva soprannominato) fu insignito nel 1982 del Premio Nobel per la letteratura.

Primogenito dei sedici figli di un telegrafista e una chiaroveggente, García Márquez nasce ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia settentrionale, il 6 marzo del 1927. Dopo il trasferimento a Riohacha cresce con i nonni materni: un colonnello di origini creole, e la sua consorte, grande conoscitrice di fiabe e leggende locali. Nel 1941 si trasfisce a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche, ma presto abbandona gli studi. Dopo i disordini del 1948 si trasferisce quindi a Cartagena, dove inizia il suo lavoro di giornalista. Nel 1958, dopo una parentesi europea, si stabilisce in Venezuela e si sposa con Mercedes Barcha. Dopo la vittoria di Fidel Castro, si reca a Cuba, dove inizia l’amicizia, che poi durerà tutta la vita, con il lider maximo. Un’amicizia che a partire dal 1961 gli impedisce di entrare negli Stati Uniti. Divieto che durerà fino a quando l’ex presidente Usa Bill Clinton, grande ammirato di García Marquez, decide di invitarlo alla Casa Bianca.

L’esordio letterario avviene 1955, ma il primo racconto risale al 1947. Nel 1967 pubblica la sua opera più nota: Cent’anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Negli anni successivi seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto L’autunno del patriarca(1975) e Cronaca di una morte annunciata, e l’ironico L’amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni settanta e ottanta. Nel 1982, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Nel 1999 gli viene diagnosticato un cancro linfatico che lo spinge a iniziare a scrivere le sue memorie. La prima parte della sua autografia Vivere per raccontarla vede la luce nel 2002. Nel 2005 García Márquez, vinta definitivamente la sua battaglia contro il cancro, torna alla narrativa con quello che è tuttora il suo ultimo romanzo Memoria delle mie puttane tristi, mentre nel 2010, riprendendo la linea autobiografica, ha pubblicato il saggio Non sono venuto a far discorsi, raccolta di discorsi da lui scritti e pronunciati in varie occasioni.

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Gabriel José de la Concordia García Márquez