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Draghi parla da presidente Bce: “Riforme strutturali e condivise”

Il governatore della Banca d’Italia a lezione nella Johns Hopkins University di Bologna: “La nostra società non può accettare di pagare un’altra crisi come questa”. La Bce assicuri stabilità dei prezzi, con un ancoraggio alle aspettative inflazionistiche

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Riforme strutturali anticrisi, ossia “regole” un po’ troppo messe da parte nell’euforia della liquidità degli anni che hanno preceduto la crisi. Mario Draghicandidato alla presidenza della Bce – sveste per un giorno i panni da governatore della Banca d’Italia e indossa quelli di docente universitario parlando a studenti e ospiti d’onore della Johns Hopkins University di Bologna. Il discorso di Draghi, intervenuto per ricordare l’amico Enzo Grilli, fa perno sulla società post crisi che cerca ancora di rialzare la testa. Per il governatore di Bankitalia l’unico modo per uscire dalla crisi e, soprattutto, per evitarne di nuove, è risalire, con pazienza e meticolosità, alla cause che hanno prodotto quella in corso e trarne gli opportuni insegnamenti. Draghi ha invocato “riforme strutturali”, riforme che siano condivise dai paesi sviluppati e da quelli in via di sviluppo. I quali dovrebbero anche mettere in piedi “politiche economiche comuni: un coordinamento permetterebbe di ridurre instabilità e incertezza. Diverse sedi internazionali possono coesistere e rivelarsi utili a vicenda”. Le cause principali della crisi sono infatti da ricercare nelle regole. “Nei tre anni antecedenti la crisi – ha spiegato – la regolamentazione è stata smantellata e per questo alcuni fattori sono stati resi possibili. L’abbondanza di liquidità e di risparmio è stata terreno fertile”. I flussi normativi hanno cioè secondo il numero uno di Bankitalia “la colpa maggiore” anche se, ha precisato, lo smantellamento della regolamentazione non è stato “il fattore scatenante”.

La nostra società non può accettare un’altra crisi come questaLa sfrenata deregulation finanziaria non è stata, cioè, secondo Draghi, il motore della crisi. Ma se non ci fosse stata la storia avrebbe imboccato un altro corso. “Stiamo uscendo da una crisi estremamente costosa – ha detto – per l’economia reale, l’occupazione, i giovani e i contribuenti: la nostra società non può accettare di pagare un’altra crisi come questa”. Il primo obiettivo che il governo mondiale dell’economia deve darsi non è solo cercare di evitarne un’altra, ma soprattutto darsi gli strumenti per, eventualmente, affrontarla. Facendo innanzitutto bene – ha spiegato citando molti degli scritti di Enzo Grilli – ognuno il proprio mestiere. A cominciare proprio da quella Banca centrale europea al cui timone potrebbe trovarsi dal prossimo autunno. “Il miglior contributo che la Bce può dare all’uscita della crisi è assicurare la stabilità dei prezzi, con un ancoraggio alle aspettative inflazionistiche. L’impatto della crisi è stato ridotto per via delle azioni di monitoraggio che sono state prese”. La Bce dovrà continuare su questa strada: “le politiche monetarie devono garantire ovunque la stabilità dei prezzi. L’idea che la stabilità favorisca i paesi più forti non ha giustificazione. Non è mai stato vero come oggi che il maggiore ostacolo al recupero dell’investimento non sia il tasso d’interesse. L’inflazione è il fattore su cui è possibile agire”.