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Arriva la condanna per Lee Jae-yong, ma Samsung può reagire

Cinque anni per corruzione a Lee Jae-yong, erede dell’impero coreano. Con il padre ritirato per problemi di cuore, l’azienda rischia lo stallo. Ma lo show del Galaxy Note 8 dimostra che il gruppo ha le armi per reagire

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Non c’è tempo in casa Samsung per festeggiare la trionfale accoglienza del Galaxy Note 8. A poche ore dallo show di presentazione del nuovo phablet arriva la notizia della condanna a cinque anni di reclusione per Lee Jae-yong, leader ed erede della famiglia fondatrice del gruppo Samsung. Lee è stato condannata per corruzione, appropriazione indebita e altri reati nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato alle dimissioni e all’arresto dell’ex presidente della Repubblica Park Geun-hye.

COLPO A SAMSUNG: CONDANNATO LEE JAE-YONGMr. Samsung aveva sempre negato di aver cercato favori politici, ma lo scandalo ha rivelato un ampio sistema di versamenti per decine di milioni di dollari da parte dei colossi del Paese a fondazioni private riconducibili a a Choi Soon-sil, la confidente e «sciamana» del presidente Park. Il vice presidente di Samsung Electronics, in particolare avrebbe versato 43,3 miliardi di won (38,3 milioni di dollari) allo scopo di ottenere il sostegno del fondo pensione pubblico al piano di riassetto intragruppo, il cui scopo era di rafforzare il suo controllo sulla catena di comando del gruppo.

Lee era in carcere da febbraio e ora aspetta l’appello dopo una delle sentenze più pesanti mai emesse dalla giustizia coreana per questo tipo di scandali. E il neo-presidente sud-coreano, Moon Jae-in, ha promesso che non ci saranno sconti per i magnati. Con il padre di Lee che dal 2014 ha lasciato ogni ruolo operativo nel gruppo dopo un attacco di cuore, resta il dubbio su chi potrà prendere la leadership di Samsung nel prossimo futuro. Ma il successo del Galaxy Note 8 dimostra che l’azienda ha le forze per ripartire.