Connettiti con noi

Protagonisti

Antonio Scarnera, imprenditore a 16 anni

L’Istituto Galilei-Costa di Lecce al fianco di un giovane appassionato di informatica per trasformare la sua idea in un business: così è nata Island of Host, piattaforma che offre a pmi e nuove aziende spazi Web a prezzi accessibili

architecture-alternativo

Appena torna da scuola, l’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce, il primo pen­siero è il cliente, da assistere 24 ore su 24. Certo, non mancano le uscite con gli amici, la Tv e i social network, ma se c’è da la­vorare lo svago passa in secondo piano. «Qualche sacrificio c’è: capita a volte di fare le ore piccole, anche se il giorno dopo ho lezione. Al tempo stesso, però, posso togliermi anche qualche sfizio in più perché, a differenza dei miei coeta­nei, ho un lavoro». A parlare è Antonio Scarnera, classe 1997, professione im­prenditore. Da più di un anno è titola­re di Island of Host, piattaforma in gra­do di offrire spazi Web a piccole e me­die imprese e start up a prezzi deci­samente inferiori rispetto a quelli praticati sul merca­to. «Il progetto è nato nel­l’estate del 2013, all’età di 15 anni», racconta Scarnera a Business People. «Cercavo uno spazio Web e un server per aprire un sito Internet, ma alla mia età non avevo abbastanza soldi da investi­re: i server erano pensati per aziende di grandi e medie dimensioni, troppo costosi e potenti per le mie necessi­tà».

Da lì l’idea: appassiona­to di informatica dall’età di nove anni, Antonio ha l’dea di parcellizzare lo spazio e noleggiarlo a prezzi decisa­mente accessibili. Il proble­ma? La burocrazia. «A 15 anni non potevo aprire una partita Iva, non potevano neanche i miei genitori, che lavorano in due enti pubbli­ci». La soluzione arriva dal­la scuola dove, da circa die­ci anni, opera la cooperati­va Arianoa, fondata dal pro­fessore Daniele Manni, che aiuta gli studenti a mette­re in pratica le loro idee im­prenditoriali. «Mi aiutano dal punto di vista burocrati­co, ma il servizio e la gestio­ne di Island of Host spetta a me. Utilizzando la partita Iva di questa società coope­rativa, sono riuscito a aprire la mia im­presa il 1° gennaio del 2014. Abbia­mo iniziato a vendere da subito e ogni mese cresciamo sempre di più».

I tuoi genitori come l’hanno presa?
All’inizio non sapevano neanche cosa stessi facendo! Però non mi hanno dato del pazzo quando ho investito i miei primi guadagni nel progetto. Hanno creduto in me e mi hanno dato fiducia.

Anche adesso che devi dividere il tuo tempo tra scuola e lavoro?
Sì. Appena torno da scuola mi connetto e controllo come vanno le cose: se ne­cessario, mi metto subito al lavoro. Stu­dio quanto basta, poi la sera mi rilasso o, se serve, torno a lavorare.

E questa azienda come va?
Più che azienda al momento possiamo definirla una piccola start up. Mando avanti l’attività da solo e non c’è anco­ra un grande guadagno, ma in un mese riesco a portare a casa uno stipendio normale. A oggi abbiamo il 90% di clienti italiani e un 10% stranieri, che sono in continua crescita.

Timori per la concorrenza?
C’è, ma non la temo perché i nostri clienti sono tutti soddisfatti, soprattutto per il supporto e la consulenza: le gran­di aziende non possono permettersi l’attenzione che riusciamo a dare noi.

I prossimi passi per Island of Host?
Ci stiamo concentrando sempre più at­tenzione a quei piccoli servizi che pos­sono costituire un valore aggiunto, vo­gliamo puntare alle aziende, non più solo privati e start up. Col tempo cer­cheremo anche di spostarci sul cloud, ma è ancora un mondo un po’ troppo grande per noi.

Tra cinque-dieci anni ti vedi ancora a capo di Island of Host?
Spero di rimanere nella mia impre­sa e vederla crescere, anche se è diffi­cile sondare il futuro. Vorrei restare nel campo dell’informatica, se non riuscirò a far crescere la mia azienda, mi piace­rebbe entrare in una grande multinazio­nale. Google, per esempio.

E nel breve termine?
Penso all’università e a Ingegneria in­formatica, ma bisognerà vedere come evolve l’attività. Non mi sono ancora interessato a opportunità di lavoro al­l’estero, ma probabilmente la prossima estate farò un Summer Camp in qual­che azienda multinazionale. Sono an­cora giovane e voglio aprire la men­te e ampliare di più le mie conoscenze; possibilmente vedendo crescere anche la mia azienda.

Se dovessi dare un consiglio a un aspi­rante imprenditore?
Non bisogna pensare solo al profitto, bisogna puntare sul lato umano: essere sempre disponibile, devi dare suppor­to, qualcosa che cercano tutti i clien­ti. Quando aiuti una persona sarà tuo cliente per sempre.

E a livello pratico? A chi ci si può ri­volgere?
Io ho avuto la fortuna di trovare una cooperativa all’interno del mio liceo, ma incubatori di start up ci sono ormai in ogni città. L’importante è non arren­dersi; bisogna trovare il modo (perché esiste), la persona giusta che ti può aiu­tare. Se il tuo progetto è valido, non c’è niente che ti possa fermare.

CAMPIONE DIGITALE
C’è anche Antonio Scarnera tra i primi 100 Digital Champions italiani, carica istituita dall’Unione europea nel 2012 con l’obiettivo di supportare l’innovazione tecnologica all’interno del proprio Paese. Dopo aver selezionato quattro persone in due anni, dallo scorso novembre il Digital Champions Riccardo Luna ha deciso di estendere la propria carica a un rappresentante per ogni Comune italiano. I paladini dell’innovazione tecnologica hanno tre obiettivi: essere una sorta di help desk per gli amministratori pubblici sui temi del digitale; muoversi a difesa del cittadino in caso di assenza di banda larga, wi fi e altri diritti negati; promuovere, anche con il ricorso al crowdfunding, progetti di alfabetizzazione digitale.