Connettiti con noi

People

La moda passa, lo stile resta

La frase simbolo della grande Coco Chanel rende bene il senso della produzione della griffe made in Florence. La ricerca di innovazione, ma anche la valorizzazione di sartorialità ed eccellenze tutte italiane, ne fanno oggi una maison tra le più promettenti del nostro panorama

Uno gli ha dato il nome, l’altro il cognome. L’uno – Ermanno – è l’anima creativa, l’altro – Toni – il braccio imprenditoriale. Sono un duo che agisce in un’unica direzione, quella di fare della maison Ermanno Scervino una delle realtà più in ascesa del fashion business made in Italy. Anche se, a dire il vero, molte promesse l’azienda – fondata nel 2000 e con sede nei dintorni di Firenze, a Bagno di Ripoli – le ha già mantenute: un fatturato 2013 a 96 milioni di euro, che a fine anno dovrebbe salire a quota 100 milioni, 1.500 dipendenti complessivi, di cui 250 impiegati direttamente negli headquarters, diversi negozi monomarca sparsi oltre che in Italia anche in Francia, Spagna, Uk, vari Paesi dell’Est europeo (dalla Bulgaria alla Romania passando per la Russia) e in Estremo Oriente (Corea del Sud, Taiwan e Giappone), nel 2008 è stata inaugurata la sede di Milano, uno spazio open space di 1.200 metri quadrati al centro del quadrilatero della moda con incluso show room, mentre entro l’autunno è previsto lo sbarco definitivo in Cina. Per non parlare delle numerose star – da Cher a Sharon Stone, da Sandra Bullock a Jennifer Lopez – che sui red carpet internazionali hanno scelto di indossare abiti della griffe. Ma Ermanno Scervino è anche Moda Uomo, la linea nata nel 2002 si arricchisce della stessa cura dei materiali e delle lavorazioni di alta sartoria destinati alla Moda Donna, che danno alle sue creazioni una forte linea identitaria e rigorosamente made in Firenze, origine che verrà esaltata in occasione di Pitti Immagine Uomo 86, la cui edizione primaverile si tiene nel capoluogo toscano dal 17 al 20 giugno. E dove Ermanno Scervino è stato invitato all’iniziativa “Born in Florence”, in occasione della quale, insieme ad altri tre protagonisti della moda internazionale, tutti rigorosamente di origine fiorentina, come Salvatore Ferragamo, Gucci, Emilio Pucci e Roberto Cavalli, renderà omaggio alla città attraverso eventi specifici realizzati in alcuni dei suoi luoghi simbolo. D’altra parte l’azienda sta registrando una considerevole affermazione in termini industriali: lo stesso Toni Scervino, amministratore unico del gruppo, nei mesi scorsi ha preannunciato una crescita strutturale che potrebbe portare all’aumento di circa cento addetti dei laboratori, all’interno dei quali oltre alle linee Donna e Uomo, si realizzano quelle Junior, Underwear e Beachwear. Mentre Ermanno, designer e direttore artistico della maison, si concentra a dare corpo e sostanza a una griffe che – come ama ripetere – abbia sempre una forte connotazione estetica: «La bellezza è il cuore di questo mestiere».

A Pitti Immagine Uomo, Ermanno Scervino è una delle quattro grandi griffe internazionali protagoniste di “Born in Florence”. In cosa si potrebbe riassumere l’estrazione del made in Firenze, rispetto alla milanesità e alla romanità delle altre grandi firme italiane?

Ermanno: La Toscana, e Firenze in particolare, hanno un patrimonio culturale unico, anche del “fatto a mano”, che ha radici profonde. Rispetto alle altre estrazioni geografiche, per quanto mi riguarda, posso dire che mi piace tradurre in un linguaggio moderno l’eccellenza del made in Florence, coniugando il glamour ai valori della tradizione sartoriale con le lavorazioni più innovative, le competenze tecniche e la ricerca.

Milano, Roma e Firenze rappresentano tre centri nevralgici della produzione del fashion business italiano, tre capitali dell’eccellenza. Sbaglio, o lavorano essenzialmente slegate l’una dall’altra?

Toni: Forse era vero fino a poco tempo fa, per fortuna negli ultimi anni abbiamo recuperato terreno, nel tentativo di lavorare tutti insieme a tutela del made in Italy. Devo ammettere che l’asse Milano-Firenze per la Moda Uomo è già un ottimo punto di partenza, ma rimane ancora molto altro da fare per valorizzare al meglio i rispettivi asset. Confidiamo di riuscirvi in tempi brevi e ci stiamo attivando alacremente perché si raggiungano livelli di collaborazione crescenti.

Ha ragione chi sostiene che le grandi aziende italiane della moda non abbiano saputo fare sistema e che, così facendo, abbiano perso la spinta propulsiva che aveva caratterizzato la loro attività negli anni ’90?

Toni: La disomogeneità di intenti non è un problema unicamente del comparto moda. In Italia nessun settore o mercato ha mai saputo fare sistema, è il grande limite e allo stesso tempo la grande risorsa di noi italiani. Da sempre. La storia del Paese lo dimostra: il nostro individualismo è cronico, ci rende refrattari alle azioni comuni, ma allo stesso tempo questa grande voglia di fare è l’humus migliore per la crescita di genialità individuali capaci di creare e innovare a livelli non riscontrabili in altri Paesi.

Per fortuna il made in Italy continua a rappresentare un marchio di grande interesse sui mercati internazionali, manager e creativi cosa devono ancora fare per approfittare degli ampi margini di crescita che tutti gli indicatori economici prevedono per il comparto?

Toni: Dovrebbero approfittare sempre di più del fatto che il vero made in Italy è garanzia di qualità di materie prime e di fattura. E convincersi definitivamente che è proprio grazie a queste caratteristiche che la redditività degli investimenti può essere elevata e durare nel tempo. Penso a realtà come la nostra che, per garantire un prodotto d’eccellenza, deve mantenere una crescita costante e ponderata, evitando di abbassare lo standard qualitativo di quanto produce. Oggi più che mai, se si vuole stare a lungo su questo mercato a certi livelli, l’imperativo categorico è non tradire in alcun modo e per nessuna ragione le aspettative della propria clientela.

La Moda Uomo della maison è nata nel 2002, esattamente due anni dopo quella della Donna. In che direzione si è evoluta in questi anni la vostra offerta maschile?

Toni: Così come per la Donna, la Collezione Uomo ha puntato a imporsi da subito all’interno del panorama internazionale come ulteriore espressione dei valori Ermanno Scervino. Valori che sono innanzitutto tradizione sartoriale e contemporaneità. Il che è reso possibile grazie alla realizzazione dei capi direttamente all’interno dei nostri atelier, permettendoci un diretto controllo delle fasi di produzione oltre a consentirci una continua attività di ricerca su lavorazioni, materiali, colori e stili. Solo così ci assicuriamo che venga tutelato fino in fondo il patrimonio stilistico che caratterizza tutte le nostre linee. Nel nostro quartier generale di Bagno di Ripoli trovano spazio, infatti, anche la parte amministrativa e logistica di produzione e distribuzione di tutto il gruppo, in modo da dare dinamismo al lato produttivo, permettendo così un processo di industrializzazione che consente di ottenere un prodotto non standardizzato e di alta qualità.

Uno dei leit motiv del marchio è che il vestito non deve mai dominare sulla donna che lo indossa. E per l’uomo?

Ermanno: L’uomo che indossa le mie collezioni non segue la moda: la studia, non la subisce. Sa riconoscere la storia di idee e mani che ogni capo racconta, una cultura che lo rende trendsetter senza eccessivi formalismi e stravaganze. Se dovessi definirlo, direi che è un dandy contemporaneo e colto.

Cos’è la moda e cosa è invece lo stile?

Ermanno: La moda è uno strumento di innovazione, ma passa. Lo stile è il linguaggio per esprimerla, e rimane.

Esiste un concetto di moda e di stile diverso tra uomo e donna, o si tratta di principi assoluti? In qualche modo unisex?

Ermanno: Credo esistano dei principi universali di stile non soggetti alla canonica distinzione tra donna e uomo. Ma nelle mie creazioni mi piace che la donna sia molto femminile e l’uomo molto maschile.

Quanto della vostra moda è tradizione, quanto innovazione? E come si esplicano entrambe?

Ermanno: Innovazione e tradizione sono inscindibili. Amo la sperimentazione e non sono un nostalgico del passato: come dicevo prima, il mio obiettivo è reinterpretare i valori della tradizione in un linguaggio moderno, tutelandone l’eccellenza.

In cosa consiste invece il lusso al tempo della crisi?

Ermanno: Il vero lusso è il tempo. È regalarsi il tempo di fare quello che più piace.

I cugini francesi hanno saputo dare alla loro moda e al loro lusso in generale un’allure, una capacità di sedurre, che manca al medesimo comparto italiano. Cosa è mancato e in che direzione si potrebbe lavorare?

Toni: Semplicemente è accaduto che Oltralpe i nostri colleghi godono da sempre dell’appoggio di una parte consistente della classe politica, cosa che in Italia non si è mai verificata. I nostri politici non sono mai venuti a una sfilata, anche solo per curiosità.. Non hanno mai capito l’importanza del settore manufatturiero all’interno del sistema moda. L’unico che si è fatto incuriosire ed è venuto a vedere da vicino la nostra realtà è stato Matteo Renzi. Ricordo che esordì dicendo: «Parliamo di cose serie, parliamo della moda in Italia». Rimanemmo tutti folgorati, nessun politico che io ricordi ha mai approcciato la cosa in modo così convinto e diretto. Per noi è stato il segnale di una nuova consapevolezza.

Cosa ne pensate dell’introduzione del marchio Italian Quality che dovrebbe certificare la provenienza del made in Italy?

Toni: L’iniziativa è di sicuro interesse. Ritengo però che sia fondamentale un approfondimento per valutare i rischi e i relativi costi-benefici di un simile provvedimento. Tuttavia, per chi come noi propone made in Italy al 100% da sempre, rappresenta senz’altro un’importante tutela che può aiutarci a proteggere – e forse a far crescere – l’occupazione della manodopera italiana.

Avete annunciato che entro settembre aprirete diversi monomarca in Cina. Altre aperture ci saranno in Medio Oriente, tra Doha e l’Arabia Saudita. Eppure alcuni marchi cominciano a mostrare qualche tentennamento, qual è invece il vostro approccio?

Toni: Abbiamo meditato a lungo prima di fare questo passo, ma ora siamo pronti a spiccare il volo in collaborazione con un partner locale. Apriremo nel Nord del Paese, cominciando da alcune città di provincia, dove i costi sono più contenuti e la richiesta di prodotti top di gamma ancora elevata. La boutique di Doha invece sarà inaugurata i primi di giugno. Il Far East e i Paesi del Golfo sono ancora i mercati più importanti per il segmento del lusso. Non ci impensieriscono le contrazioni fisiologiche dei Paesi emergenti, il made in Italy che sappia essere moderno ha ancora ampi margini di crescita. L’importante è offrire prodotti originali e innovativi, fatti come solo noi in Italia li sappiamo realizzare.

Cosa pensate del fenomeno della rilocalizzazione dell’industria manifatturiera che sta riportando diversi centri produttivi all’interno dei territori nazionali? In Italia dal 2009 a oggi, secondo una ricerca UniClub, sono stati 79 gli impianti rientrati in Italia, gran parte dei quali riguardanti la produzione di moda.

Toni: Avendo sempre creduto nel made in Italy, è una prassi che non ci appartiene. Fin da subito, la nostra intuizione è stata quella di produrre solo in Italia, rilevando alcuni laboratori artigianali, attivi da generazioni, che rischiavano di chiudere. Li abbiamo acquisiti e riuniti in un’unica entità all’interno dei nostri headquarters alle porte di Firenze, riuscendo così ad abbinare la visione stilistica di Ermanno all’antica tradizione di questi atelier. Promuovendo la tutela dello storico know how italiano, e fiorentino in particolare, abbiamo operato una scelta che è stata compresa e premiata appieno dai mercati internazionali.

Se doveste fare una proiezione di sviluppo nel breve-medio periodo, come vedete il marchio Scervino tra cinque anni?

Toni: Lavoriamo per costruire un’azienda sempre più grande e strutturata, e ancora più presente in tutti i mercati internazionali. La nostra ambizione non ha limiti, tanto quanto la nostra determinazione. Ma per inseguire questi risultati non abbiamo ovviamente alcuna intenzione di tradire il nostro Dna, che è quello di un prodotto curato, portabile e alla moda.

Ho letto che siete stati frenati nella ristrutturazione del vostro stabilimento di Bagno a Ripoli dalla solita burocrazia, tutto risolto?

Toni: Purtroppo i tempi delle amministrazioni pubbliche non sono gli stessi delle aziende private. Ormai il nostro Paese da anni si è avvitato intorno a una tale quantità di norme e leggi che hanno ottenuto come unico effetto la paralisi di qualsiasi possibilità di sviluppo. E in tempi di crisi come l’attuale, dipendenti come siamo da una moneta unica europea (quindi non svalutabile unilateralmente come eravamo abituati a fare un tempo) e con la forte concorrenza delle Nazioni emergenti, i regolamenti non sono più adatti a fronteggiare le nuove condizioni che si sono venute a creare. Necessitano di essere rivisti e snelliti; così come bisognerà cambiare una parte della mentalità di noi italiani, costringendoci ad ampliare i nostri orizzonti: il mondo è diventato più grande e dinamico di com’era solo dieci anni fa, mentre noi non siamo riusciti a stare al passo con i tempi. Adesso però siamo fuori tempo massimo, o la burocrazia si adegua velocemente, oppure non vedo prospettive positive per la crescita di iniziative e idee da parte dei privati.

E la moda italiana, invece, si è già giocata tutte le sue chance possibili,o ha ancora qualche asso da mettere sul tavolo per poter competere al meglio nel panorama globale?

Toni: Al contrario di altri settori che si ritrovano limitati per ragioni di varia natura, per fortuna la moda italiana può contare su una risorsa inesauribile, ovvero la grande creatività di chi la pensa e la realizza. Per questo sono ottimista, continueremo a crescere grazie a quei valori di stile e qualità artigianale sui quali ha sempre puntato. Confido molto nelle nuove generazioni dove intravedo voglia di fare e talento, così come confido che le istituzioni giochino finalmente un ruolo fondamentale per il futuro del made in Italy.

LE PASSIONI DI ERMANNO E TONI SCERVINO

Cosa fate quando non lavorate? Nel tempo libero coltivate un hobby, praticate qualche sport o amate dei generi di lettura in particolare?

Ermanno: La passione della mia vita rimane sempre e comunque la moda. Amo profondamente il cinema (la maison ha anche realizzato i costumi per Cher nel film di Franco Zeffirelli, Un tè con Mussolini, ndr) e viaggiare nelle varie metropoli del mondo senza preferenze per una in particolare. Tipico per uno come me che è nato a Milano, è cresciuto tra Firenze e Cortina, si è formato a Parigi, lavora a Firenze, ha vissuto nella New York di Andy Warhol, senza dimenticare di passare da Londra. Detto questo, però, quando sono in Italia uno dei miei passatempi preferiti è fare lunghe passeggiate con i miei cani.

Toni: Anch’io condivido con Ermanno la passione per la settima arte, quando posso mi piace godermi un bel film al cinema. Come mi appartiene anche la dimensione del viaggiare, anche se io preferisco destinazioni un po’ più esotiche: l’Africa è senz’altro la mia meta preferita. La lettura è un’altra attività che mi rilassa, soprattutto i libri di storia.

Credits Images:

Headquarter sulle colline che circondano il capoluogo toscano con all’interno laboratori couture, sartoria, maglificio, atelier, sviluppo, ma anche amministrazione e logistica. È il modello organizzativo scelto da Ermanno e Toni Scervino per la loro maison. Cuore e mani a Firenze, ma la loro è una presenza globale con una sede a Milano in via Manzoni, 38 negozi monomarca sparsi in tutto il mondo e circa 500 clienti multibrand tra i più esclusivi