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Lifestyle

Moto in Italy

In un mondo dominato dai colossi giapponesi, il Belpaese riesce ancora a farsi valere combattendo a suon di design, innovazione e artigianalità. Senza dimenticare il valore della tradizione

Per navigare tra i flutti agitati del mercato delle due ruote ci vuole il coraggio dei capitani con la C maiuscola. Quelle acque commerciali, per prima cosa, sono solcate dalle inaffondabili corazzate che battono la bandiera del Sol levante. Poi ci sono i numeri, che anche qui parlano da qualche anno il linguaggio della crisi del mercato Italia, anche se con qualche rilevante eccezione: gli ultimi dati disponibili, quelli dello scorso gennaio, fissano a un -10,3% l’andamento del volume d’affari. Demerito soprattutto dei «cinquantini», crollati del 19%, e degli scooter (-8,4%), mentre le moto di cilindrata superiore hanno fatto registrare un incoraggiante +4%, che diventa addirittura +31% se si prendono in considerazione le over 1000 centimetri cubi.

CUORE DUCATIUn panorama in chiaroscuro, in cui gli alfieri del made in Italy continuano a combattere e riescono ad avere successo sui mercati mondiali utilizzando le tradizionali armi del design e dell’innovazione tecnologica. Anche a costo di affiancare al tricolore un’altra bandiera, come è accaduto alla Ducati, oggi controllata dal gruppo tedesco Volkswagen-Audi. Sul ponte di comando, con i gradi di amministratore delegato, c’è però Claudio Domenicali, che è in azienda dal 1991 e riesce a contrastare il calo delle vendite in Europa con la crescita esponenziale di quelle in Paesi emergenti come Thailandia, India e Brasile, dove si trovano showroom colossali e stabilimenti. Lui dell’azienda è un simbolo e, quando si è saputo che non sarebbe arrivato un algido supermanager tedesco, le maestranze hanno festeggiato facendo la hola. La risposta è stata pragmatica. «Adesso bisogna passare dal concetto di “lavoro poco e mi paghi poco” a quello del “lavoriamo tutti insieme di più per restare competitivi”», ha detto battagliero Domenicali, che ha visto il suo credo contretizzarsi con le recenti presentazioni della 899 Panigale e della Monster terza generazione, ora con motore 1200 cc, modelli che hanno confermato la vocazione della Ducati nel costruire moto muscolari e ad altissime prestazioni, mentre con la ristrutturazione dello stabilimento di via Cavalieri Ducati garantisce che la produzione non si sposterà da Borgo Panigale e che chi ci lavora può pensare al futuro con ottimismo.Perché gli appassionati crescono? «Perché Ducati è soprattutto cuore», spiega Domenicali, «e lo dimostra la fiducia incondizionata dei ducatisti che hanno mandato sold out i 500 esemplari della 1199 Superleggera disponibili in edizione limitata, aggiudicandosi per 66 mila euro una moto che avevano visto solo sul Web». E i risultati sono da bilancio in nero: il 2013 ha bissato il record di vendite stabilito nel 2012, oltre 44 mila messe su strada in tutto il mondo, primo mercato gli Usa. La forza di un marchio come Ducati è legata al coinvolgimento diretto della propria community. Il World Ducati Week, il raduno che ogni due anni chiama a raccolta il popolo ducatista da tutto il mondo, ne è la prova più palese.Il 2014 sarà l’anno del Wdw a Misano Adriatico, dal 18 al 20 luglio e se al Wdw 2012 parteciparono oltre 65 mila persone, Domenicali se ne aspetta almeno altrettante. La migliore pubblicità per le Ducati stradali rimangono le moto che corrono in MotoGp e nella categoria Superbike. Nelle ultime stagioni le cose, inutile negarlo, non sono andate bene, ma anche su questo fronte la sinergia con Ingolstadt potrebbe rivelarsi decisiva. «Siamo l’unica casa non giapponese ad aver vinto il titolo nella massima categoria dal 1974», sostiene con orgoglio Domenicali, «e con i rinforzi tecnici in arrivo puntiamo a tornare in alto».

RIPARTENZA PER MV AGUSTAUn obiettivo condiviso da Giovanni Castiglioni, uno cresciuto a pane e moto, dato che ha ricevuto il testimone dal padre Claudio (artefice, tra l’altro, del boom del marchio Cagiva) nell’impegnativa missione di rilanciare l’Mv Agusta. «Ridare vita a un marchio, per quanto prestigioso sia, non è facile», dice Castiglioni, «e il +15% che abbiamo realizzato nel 2013, mentre l’Europa è scesa del 36%, è destinato a migliorare con il lancio della Turismo Veloce, una moto studiata per soddisfare una nuova nicchia di mercato: è una 800 potente e veloce ma, al tempo stesso, molto comoda». A dimostrare che in casa Mv non ci si adagia sui fasti del passato c’è un sistema integrato bluetooth, che può fare anche da router, mentre a dare un brivido a chi ricorda ancora le gesta di Giacomo Agostini c’è l’accordo con la scuderia Yakhnich che non solo riporterà l’azienda in pista, ma potrebbe anche fare da grimaldello per sfondare sull’assai appetitoso mercato russo. «Attenzione particolare anche ai fan del marchio, come è accaduto nel giugno scorso», racconta Castiglioni, «quando 15 mila proprietari di Mv Agusta si sono dati appuntamento a Samarate per festeggiare i 60 anni della nostra prima vittoria iridata, per non dimenticare le nostre radici».

PIAGGIO ALLA CONQUISTA DELL’ASIALa Mv Agusta pensa anche a uno sbarco in Borsa, dove troverà il colosso delle due ruote all’italiana, la Piaggio, primo costruttore europeo e quarto mondiale, che ha in portafoglio, tra gli altri, i marchi Gilera, Aprilia, Moto Guzzi e Vespa. Il manubrio del gruppo è saldamente nelle mani di Roberto Colaninno, capitano di lunghissimo corso, ricordato soprattutto come capo della cordata che nel 1999 ha scalato Telecom Italia. Oggi il suo principale campo di battaglia è l’Asia, dove il gruppo realizza un terzo del fatturato. Le lenti del suo binocolo hanno però una sfumatura rosa anche quando pensa all’Italia: «Per il biennio 2014-2015 prevediamo una crescita mondiale compresa fra il 3 e il 5%», dice, «fatto che per noi significherà toccare un fatturato di 1,48 miliardi di euro». Il fiore all’occhiello rimane la straordinaria griffe Vespa, rilanciata nella versione Primavera, che dal 1946 identifica “lo” scooter e che, con oltre 18 milioni di unità prodotte fino a oggi, rappresenta un successo commerciale d’incredibile longevità oltre ad essere una delle icone dello stile e della tecnologia italiana più conosciute in tutto il mondo. Piaggio è stata insignito recentemente del Transatlantic Award dall’American Chamber of Commerce in Italy per la creazione dell’Advanced Design Center a Pasadena, in California, centro mondiale del Gruppo per lo sviluppo di nuove soluzioni nell’ambito di progetti di ricerca di materiali innovativi e di sistemi di propulsione a zero emissioni con energie alternative.

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ARTIGIANI IN MOTOMa per trovare il volto più vitale e artigianale del made in Italy a due ruote, si deve guardare oltre le portaerei tipo Piaggio e i ben armati incrociatori stile Ducati. Sì, perché al timone di aziende molto più piccole c’è una pattuglia di imprenditori capaci di sfornare idee a getto continuo. È il caso dell’ingegner Roberto Comini, capo del pool di finanziatori che ha consentito, a Rimini, la riapertura del cancelli della Bimota, rimasti sprangati per un paio d’anni. Adesso le Ferrari romagnole a due ruote hanno un nuovo presidente, Marco Chiancianesi (con Daniele Longoni come vice), corrono in 14 Paesi e il modello di punta oggi si chiama “Db3”. Costa 34.900 euro, ha un motore 1000 che eroga 193 cavalli e un design che trasuda cattiveria da tutti i bulloni. Ed è il sogno di chi se ne intende davvero e ha un temperamento ultrasportivo.Passione e sport è anche il binomio che ispira la nuova alleanza tra le famiglie Borile e Bassi. Le moto della Casa artigiana di Vo’ Euganeo piacciono all’estero: 120 mezzi venduti soprattutto in Germania, Svizzera e Austria e una rete di distribuzione in grande espansione, che guarda con attenzione ai mercati dell’Estremo oriente. Il grande successo della Multiuso permette alla casa veneta di ribassare il prezzo di listino (che passa da 4.980 a 4.490 euro) e ampliare la gamma con la Multiuso 125, sul mercato a 3.750 euro motorizzata dalla cinese Zongshen («Un propulsore indistruttibile, bisogna sparargli per fermarlo», dice Borile). Nei nuovi programmi, la B450 Scrambler e la speciality Ricki, che diventerà modello di serie e affiancherà la produzione, limitata a 20 esemplari, della B500 Ricki. Anche se non è stato definito un prezzo, la Ricki di serie costerà sicuramente meno dei 17.500 euro della B500. Chi, invece, si ispira ai bikers a stelle e strisce, ma vuole comunque guidare italiano trova pane per i suoi denti a Milano, nell’atelier della Headbanger Motorcycles fondato da Giorgio Sandi, amministratore delegato di Snai. Solo uno che di scommesse se ne intende avrebbe potuto pensare a delle custom piuttosto estreme in salsa tricolore, come dire lanciare un guanto di sfida al mito Harley. Ogni anno le moto prodotte sono tra le 150 e le 200, ma quando ne ordinate una non parlate di iniezione elettronica: qui i carburatori regnano ancora sovrani. Il problema, semmai, è trovare un meccanico della vecchia scuola che sia ancora capace di metterci le mani.Sempre a Milano, per la precisione in via Galvani, a Settimo Milanese, c’è la Cr&S. Due i titolari, Giorgio Sarti e Giovanni Cabassi, due i modelli da strada in produzione, tutti rigorosamente assemblati a mano. Per portarsene uno in garage c’è una lista di attesa di almeno sei mesi. E nella stessa situazione si trova chi vuole macinare chilometri con una Vyrus (listino oltre 50 mila euro), perché anche l’aggressivo marchio riminese, fondato da Ascanio Rodorigo, produce con il contagocce, come si conviene a una bottega artigiana capace di navigare con coraggio nei tempestosi mari del mercato biruota mondiale. Dove tra i fan più famosi ha pescato Tom Cruise.

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I 500 esemplari in edizione limitata della Ducati 1199 Superleggera sono andati a ruba