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Lifestyle

Ferrari, un rombo lungo 70 anni

La storia dei bolidi made in Maranello, ispirati al sogno del leggendario Enzo Ferrari ed eletti a emblema globale della genialità creativa italiana

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Il sogno di un ex pilota è diventato un mito per milioni di appassionati in tutto il mondo. Il fuoco che ardeva in una piccola officina della Bassa Padana si è trasformato – tra le altre cose – in due parchi divertimenti ad Abu Dhabi e in Catalogna. E l’ambizione di correre più veloce di tutti è ancora quella che spinge le Ferrari sui circuiti di tutto il mondo. Cavalli e aerodinamica, linee perfette che sprigionano potenza. Ma prima di tutto passione, perché come ogni meraviglia artigianale ogni supercar col Cavallino Rampante parla soprattutto di uomini. Non solo dei grandi piloti che l’hanno portata al successo, da Fangio a Villenueve, da Lauda a Schumacher, ma di ogni ingegnere, progettista o meccanico che ha collaborato a ciascun capolavoro. Tutto questo è il mondo della Rossa, che quest’anno celebra i 70 anni dall’accensione del primo motore in via Abetone Inferiore a Maranello (Mo).

L’ingegnere che lavorò a lungo accanto al fondatore Enzo Ferrari

Proprio lì dove tutto è cominciato, si daranno appuntamento gli appassionati italiani il 9 e 10 settembre. Nel frattempo, quasi mezzo milione di persone ogni anno si reca in pellegrinaggio quasi religioso nei musei di Modena e Maranello, tanto che le due strutture insieme rappresentano l’11esimo polo museale italiano per numero di visitatori. La storia della Rossa è fatta di asfalto e chilometri, velocità che si connatura alla bellezza. Bellezza assolutamente made in Italy, dato che – nonostante la recente quotazione a New York – la Ferrari resta un emblema del saper fare tricolore. Un esempio di stile che ha saputo conquistare tutto il mondo e viene celebrato nel corso di quest’anno con manifestazioni in 60 Paesi. Forse è fuori luogo parlare di numeri quando si celebrano le emozioni, ma sono le cifre a dare le esatte dimensioni di che cosa sia stata la Rossa in questi anni – 31 titoli tra piloti e costruttori in F1, oltre a 14 campionati del mondo Marche Sport, nove successi alla 24 Ore di Le Mans, otto Mille Miglia e sette Targa Florio – e di che cosa rappresenti oggi per gli appassionati sparsi per il globo: sono oltre 8 mila i bolidi consegnati nel 2016 e firmati dal team guidato da Sergio Marchionne, che resterà al timone fino al 2021 dopo aver segnato 400 milioni di utile. Un trionfo assoluto che nasce da «un insuccesso promettente». Così Enzo Ferrari definì la prima scampagnata di quella 125 S che uscì dai cancelli della sua officina il 12 marzo 1947 per fermarsi dopo pochi chilometri. Solo nove giorni dopo avrebbe vinto il Gran Premio di Roma: il primo di oltre 5 mila successi per un’icona del motorsport. Quella crisalide di vettura, in acciaio e senza carrozzeria, ma già con un motore da 12 cilindri, è diventata una farfalla bellissima come LaFerrari Aperta, la serie speciale ed “en plein air” di un modello di grande successo che è stata scelta come simbolo di questo anniversario. Nel mezzo tanti modelli iconici che hanno conquistato il cinema e la tv Usa per tornare a riempire il nostro immaginario: dalla Testarossa di Miami Vice alla 308 Gts di Magnum P.I.. Dalla prima all’ultima vettura, però, poco è cambiato nei valori che spingono le auto di Maranello. Eccellenza, esclusività, emozioni – nella guida, nello stile e nell’innovazione –, ma soprattutto la voglia di stupire. Perché era questa la spinta principale di Enzo Ferrari: umiliare l’Alfa Romeo che lo aveva scaricato con un’auto che portasse il suo nome. Una macchina con un Cavallino Rampante sul cofano, per volare come Francesco Baracca, e una carrozzeria fiammante per non passare mai inosservata. Perché, come diceva Enzo Ferrari, «date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa».