
Con oltre un milione di posti di lavoro; è il terzo settore per occupazione nel nostro Paese, davanti alle telecomunicazioni, all’energia, all’automotive e all’alimentare; e vanta ricavi in crescita che toccano i 47,9 miliardi di euro, ma ha ancora un enorme potenziale inespresso. È questa, in breve, la fotografia dell’industria creativa e culturale italiana realizzata da Ernst&Young (EY) con il supporto delle principali associazioni di categoria guidate dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (Mibact) e Siae. La seconda edizione dello studio Italia Creativa
(scarica l'indagine completa), presentata a Milano a fine gennaio, non ha evidenziato solo i dati relativi a un’industria capace nel 2015 di crescere più del pil italiano, ma ha posto l’accento anche sulle minacce per il settore e sulle opportunità di crescita ancora da sfruttare.
Secondo EY, infatti, il valore potenziale dell’industria creativa e culturale sarebbe pari a 72 miliardi di euro, con un valore inespresso pari a 24 miliardi. Al massimo del suo potenziale, inoltre, il comparto potrebbe creare altri 500 mila posti di lavoro.
Per spiccare il volo, il settore dovrebbe innanzitutto affrontare le sfide della competitività italiana nel mondo e dell’innovazione. «Le nuove tecnologie possono avere delle ricadute positive sull’intera area creativa, stimolando sinergie e contaminazioni tra diversi settori, con ritorni economici positivi sulla filiera e i settori contigui, come quello turistico», ha spiegato l’a.d. di Ernst&Young Donato Iacovone sottolineando anche la necessità del sostegno da parte delle istituzioni. Istituzioni che sono state chiamate in causa dalle 26 associazioni di categoria, che hanno firmato ufficialmente una lettera inviata a governo e parlamento in cui si chiede il sostegno nella difesa del settore, minacciato soprattutto da due fenomeni: il value gap, il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in Rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti, e la pirateria, quantificata in un danno economico compreso tra i 4,6 e gli 8,1 miliardi di euro.