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Il 60% degli italiani trascura mostre e musei

Un enorme potenziale di domanda non ancora utilizzato – 28 milioni di persone – che potrebbe sostenere lo sviluppo dell’industria culturale dell’Italia. La fotografia del settore raccolta nel rapporto ‘L’arte di produrre Arte. Imprese culturali al lavoro’

L’industria culturale e creativa italiana? Un settore con elevati margini di crescita. Sono infatti 28 milioni gli italiani con più di 18 anni (il 58,9% della popolazione) che non hanno visitato né un luogo di cultura né una mostra nel 2010; un potenziale di domanda non utilizzato, che potrebbe sostenere in modo decisivo lo sviluppo del settore. Si tratta solo di una piccola parte dei dati contenuti nell’ultimo rapporto L’arte di produrre Arte. Imprese culturali al lavoro (Marsilio Editori, 270 pagine), realizzato dal centro studi ‘G.Impreatori’ dell’Associazione Civita e appena presentato a Roma alla presenza del presidente di Civita, Antonio Maccanico. Il volume, curato dall’economica delle cultura e docente de La Sapienza, Pietro Antonio Valentino, indaga ruolo e dinamiche della industria culturale e creativa (Icc), sia dal lato della produzione che della domanda, mostrando le debolezze del settore in Italia in confronto con gli altri Paesi europei, ma anche le potenzialità inesplorate con alcune indicazioni per superare i ritardi accumulati rispetto ai competitor stranieri.Se nella prima parte del volume si dà conto di ruolo e dinamiche dell’Icc in Italia a confronto con i Paesi europei, nella seconda parte vengono analizzate le caratteristiche della domanda museale in Italia, con particolare attenzione ai ‘non visitatori’.

I ‘NON CONSUMATORI’ DI CULTURA. La maggior parte dei 28 milioni di ‘non visitatori’ si addensa sia nelle fasce più anziane della popolazione (il 63,0% della popolazione con più di 64 anni non esprime alcuna domanda di cultura) che in quelle relativamente ‘giovani’ (il 59,5% della popolazione con età compresa tra i 25 e i 44 anni). Un fenomeno rilevato, in particolar modo, tra le donne (solo il 39,5% di queste visita una mostra o un museo) e, territorialmente, più evidente nelle regioni del Sud e in quelle del Nord Ovest. Raggruppati in quattro classi tipicamente omogenee, i non fruitori sono stati distinti in:

Distratti: si tratta dei più giovani che sono distratti da altri interessi, e dichiarano di annoiarsi visitando una mostra o un museo e di essere poco informati sugli eventi per la carenza di materiale informativo sui siti web che frequentano; – Insoddisfatti: sono prevalentemente quelli con più di 65 anni, che vorrebbero più servizi, o compresi nel biglietto di ingresso o a un prezzo più contenuto di quello attuale;- Tecnologici: che sono molto vicini alle caratteristiche del gruppo dei giovani e che si addensano nella fascia di età 25-44. La fruizione dei luoghi di cultura non li annoia, ma sottolineano la necessità di una comunicazione più incisiva e di maggiori informazioni; – Accomodanti: prevalentemente nella fascia 44-65, non hanno problemi di tempo e sono meno interessati alle tecnologie, ma condividono con i tecnologici la richiesta di comunicazione, informazione e servizi di accoglienza.

Il rapporto analizza anche i profili dei fruitori culturali e i relativi comportamenti di consumo. In particolare, sono emersi quattro gruppi rappresentativi:

Mobili: coloro che hanno fino ai 45 anni di età e che visitano un luogo di cultura di solito in un’altra città o in un altro Paese, approfittando dell’occasione offerta da un viaggio;- Sedentari: quelli in prevalenza più anziani, che visitano generalmente i musei della loro città, con preferenza per quelli di arte contemporanea; – Onnivori: coloro che hanno fino a 45 anni di età e che vedono sia i musei di arte (dall’antico al contemporaneo) che quelli archeologici, sia della loro che di altre città ma, in genere, non sono esterofili- Compulsivi il gruppo dei grandi consumatori di gadget e pubblicazioni, che appartengono alla classe di età centrale ed effettuano più di una visita all’anno.