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Arte, mercato sempre più globale

Dall’ultimo rapporto ArtPrice.com emerge un mondo delle aste contemporaneo aperto a Oriente e che lascia ampio spazio anche ai piccoli collezionisti

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Analizzando i risultati delle aste di arte contemporanea, si è soliti focalizzare l’attenzione sui record, i grandi numeri, le dinamiche macroscopiche. Si tratta di una scelta abbastanza ovvia: fa effetto sapere che la soglia dei 10 milioni di euro è stata superata, nell’ultimo anno, ben 13 volte, e che tre soli nomi – quelli di Jeff Koons, Christopher Wool e Jean-Michel Basquiat – rappresentano oggi ben il 22% del mercato. È impressionante vedere la crescita del mercato cinese, che rappresenta oggi il 39% dei ricavi dell’arte contemporanea (sopra gli Stati Uniti, nonostante risultati meno eclatanti) e che piazza ben sei città (Pechino, Hong Kong, Shanghai, Canton, Nanchino e Hangzhou) nella top ten dell’arte contemporanea, con Pechino al secondo posto dopo New York. Ma è altrettanto interessante sapere che circa l’80% dei lotti del settore è accessibile a meno di 5 mila euro, e che la geografia del mercato si sta estendendo ben oltre questi orizzonti.

ArteFiera in crescita

I dati citati provengono dal rapporto di Artprice.com sul mercato delle aste, e fa riferimento al periodo luglio 2013-luglio 2014 e ad artisti nati dopo il 1945. Lo stesso rapporto dedica ampio spazio ai mercati emergenti e alla globalizzazione della richiesta; questione cruciale se si considera che l’euforia degli ultimi anni, anche nei centri maggiori e nei mercati occidentali, è in gran parte dovuta all’afflusso di ingenti capitali immessi da un nuovo collezionismo, non necessariamente concentrato negli Stati Uniti e in Europa. Questi nuovi attori comprano ovunque e sono ovviamente interessati a investire nell’arte occidentale; ma restano molto affezionati a quella del loro Paese, e spesso devono allo sviluppo di un mercato locale il loro interesse per l’arte e la loro formazione come collezionisti.

Ma quali sono questi nuovi mercati? Artprice parte dalle Filippine, «20esima piazza di mercato mondiale davanti alla Russia e alla Svizzera» con le aste di Makati (Leon Gallery e Salcedo Auctions), che hanno aperto la strada a una schiera di artisti filippini ora battuti anche nelle aste orientali e in Occidente, con in testa Ronald Ventura (1973) e Jigger Cruz (1984). Ventura, in particolare, si colloca al 76esimo posto nella Top 500 degli artisti contemporanei. Nel 2013 l’arte filippina è approdata anche al Guggenheim di New York, con la mostra No Country: Contemporary Art for South and Southeast Asia. Più complessa la situazione in Africa e Medio Oriente.

È INTERESSANTE SAPERE

CHE CIRCA L’80% DEI LOTTI

DEL SETTORE È ACCESSIBILE

A MENO DI 5 MILA EURO

A fronte di un crescente, e ormai più che ventennale, interesse delle istituzioni e del mercato occidentale per l’arte africana, lo sviluppo di un mercato locale rimane un processo lento e che dà, per ora, scarsi risultati, anche a causa della mancanza di istituzioni museali importanti. Dei molti artisti africani che hanno una presenza sul mercato, gran parte sono nati o emigrati in Occidente, dove hanno costruito il loro successo: è il caso di Pascale Martine Tayou, Chris Ofili, Yinka Shonibare, Wangechi Mutu, Ghada Amer e dell’etiope Julie Mehretu, cresciuta negli Stati Uniti dove ha avuto un crescente successo istituzionale e di mercato, arrivando a piazzarsi al 15esimo posto fra i Top 500. Più accessibili le quotazioni di Chéri Samba che, pur trovando spazio in prestigiose collezioni istituzionali e private occidentali, presenta ancora lavori disponibili per meno di 3 mila euro. Il Medio Oriente vede la Turchia, 14esima piazza del mercato delle aste di contemporaneo, nel ruolo di apripista, grazie anche al buon rapporto instaurato con Londra; il decollo degli Emirati Arabi, da cui provengono alcuni dei collezionisti che stanno rivoluzionando il mercato mondiale, sembra solo questione di tempo, ma per ora l’apertura di fiere e di filiali locali delle case d’asta non ha ancora prodotto risultati eclatanti. Quanto all’Iran e agli altri Paesi dell’area mediorientale, dopo i picchi di interesse suscitati tra 2008 e 2009, hanno visto i prezzi dei loro artisti stabilizzarsi. L’iraniano più quotato è oggi Farhad Moshiri, grazie agli oltre 200 mila euro spuntati in una vendita di Phillips a Londra.

LA GLOBALIZZAZIONE È UN PROCESSO COMPLESSO E PIENO DI INCOGNITE, MA IL NUOVO JEFF KOONSPOTREBBE NON ESSERE NÉ AMERICANO NÉ EUROPEO

Di grande interesse anche l’area latino americana, che ha però alle spalle una lunga tradizione di attenzione da parte del mercato e delle istituzioni occidentali, rivolta sia ad artisti storici sia a contemporanei come Cildo Meireles ed Ernesto Neto. Lo sviluppo di un importante mercato locale interessa soprattutto il Brasile, forte di una delle biennali più vecchie al mondo, di un solido collezionismo e di tre centri d’arte importanti: San Paolo, Rio e Belo Horizonte. Ma è un giovanissimo colombiano residente a Londra ad aver conquistato il primo posto nella classifica dei dieci artisti sotto i 30 anni più ricercati nelle aste, con un ricavo di 4,3 milioni di euro dal gennaio 2013. Si chiama Oscar Murillo e nel giro di due anni ha conseguito una serie di risultati strategici, dalla mostra alla Serpentine Gallery all’ingresso nella squadra della galleria David Zwirner, che ne hanno consolidato i già buoni risultati in asta. La globalizzazione dell’arte è un processo complesso e pieno di incognite, ma c’è chi è già pronto a scommettere che il nuovo Jeff Koons non sarà né americano, né europeo.

Credits Images:

Gateway del filippino Ronald Ventura, venduto per 522 mila euro @ Sotheby's Hong Kong