Cavalleria Toscana, semplice lifestyle

Tre aggettivi per definire la sua collezione a/i 2012/2013?Chiara, semplice ma contemporanea. È una linea nata nel segno della continuità o della rottura rispetto alla stagione precedente?

Di assoluta continuità. Qual è il capo che meglio rappresenta la collezione?Non per presunzione, ma il messaggio noi vorremmo fosse recepito è quello di un lifestyle, di un modo di essere, ancor prima che un singolo capo.

E quello storico che meglio incarna le caratteristiche del brand?Le cose che meglio incarnano il brand sono i dettagli, i materiali e il sapore che noi cerchiamo sempre di infondere nei nostri capi.

Quale il colore che non deve mai mancare? Grigio e beige.

Cosa contraddistingue una collezione di successo da una meno riuscita?Premesso che il successo o l’insuccesso di una collezione lo sancisce sempre il consumatore finale, io considero una collezione di successo quella che ti emoziona e ti invoglia ad indossarla ancora prima di comprarla.

C’è un personaggio storico a cui assocerebbe la vostra immagine?Francamente no.

Un aspetto positivo e uno negativo della crisi?Mi piace solo pensare ad un aspetto positivo, ritengo che i momenti di crisi siano anche periodi di grande opportunità per chi ha le idee chiare e sa leggere attentamente il mercato.

Tre propositi per il nuovo anno?Un unico grande proposito: dare sempre maggiore continuità a quanto stiamo già facendo.

Il dono che vorrebbe avere?Esprimiamo i doni di natura che ognuno di noi già ha, e il risultato sarà già più che soddisfacente.

Il suo motto?Credere sempre e comunque in quello che si fa.

Il suo mito nella moda?Nessuno, ma non per presunzione. Penso che in questo lavoro ognuno di noi cerchi di esprimere se stesso senza ispirarsi a nessuno. Altrimenti diventerebbe solo una brutta copia.

Questa è la tredicesima domanda. Quanto è superstizioso? Neanche un po’.

SPECIALE PITTI, ARTICOLO PRINCIPALE – Sette modi di dire moda