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Il segreto della maratona perfetta? Una formula matematica

Smentita la teoria della velocità costante, per ottenere le migliori performance bisogna variare l’andatura.

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Chissà se il primatista del mondo di maratona, il keniano Dennis Kimetto, prima di partire per i 42 km di Berlino lo scorso settembre s’è messo a fare le equazioni.

Di sicuro, deve aver applicato – anche se inconsciamente – la formula quasi “magica” scoperta da due ricercatori francesi e pubblicata sulla rivista Siam Journal on Applied Mathematics.

«Abbiamo creato un modello matematico che traduce la corsa in equazioni e consente di pianificare una strategia ottimale che, ovviamente, consente di percorrere una data distanza nel minor tempo possibile», racconta Amandine Aftalion, del Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) di Parigi, co-autore dello studio con Frederic Bonnans, dell’Ecole Polytechnique di Palaiseau.

OSSIGENO DA RECORD. Basato su equazioni differenziali ordinarie, il sistema si basa sulle leggi della dinamica: «Questo porta a un sistema di equazioni differenziali che accoppiano le incognite del corridore (velocità, forza propulsiva e energia anaerobica) e che dipendono da parametri fisiologici come il massimo consumo di ossigeno e l’energia anaerobica totale a disposizione dell’atleta», spiega Aftalion. Dalle equazioni si ricava una simulazione numerica grazie a un software.

L’elaborazione informatica sembra così smentire la teoria del 1974 dell’americano Joseph Keller che decretò come migliore soluzione per la maratona quella di correre a velocità costante.

DIVERSO E’ MEGLIO. Sarebbe la realtà innanzitutto a smentire questo assunto, mentre la velocità oscillerebbe attorno a un valore medio di circa il 10%. Proprio partendo da questa constatazione fisiologica, e basandosi sulla teoria del controllo ottimale, i due studiosi hanno potuto asserire che variare la propria velocità quando si corre consente di massimizzare la propria performance.

«Con questo nuovo modello possiamo conoscere meglio i parametri fisiologici di un corridore raccogliendo dati relativi a tempo e distanze percorse durante una gara e, dopo averli analizzati, potremo aiutarlo a migliorare le sue prestazioni», concludono gli studiosi, «in futuro, abbiamo in programma di adattare il nostro modello ad altri sport come la mountain bike, iltriathlon, o discipline di resistenza come lo sci di fondo»

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© Belin Marathon