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Golf, il giusto swing è una questione di testa

Chi l’ha detto che tirare bene significa necessariamente vincere la partita? Studiare gli avversari e i compagni, trasformare la routine in sistema di certezze per prevenire o compensare gli errori e soprattutto comportarsi in maniera conservativa possono fare la differenza. Come combattere l’ansia da prestazione attraverso pratica e strategia

Una strategia rappresenta un piano d’azione a lungo termine per tracciare e coordinare le azioni orientate all’ottenimento di un obiettivo stabilito. Seppur finalizzata alla vittoria, può anche non puntare a massimizzare i benefici ma a contenere gli effetti in caso di risultato negativo. E se è vero che cambiare strategia può risultare difficile e oneroso, è proprio nella capacità di fare le scelte giuste, a volte le più impegnative, che risiede la virtù di chi risulta vincente. Qualcuno si chiederà ora se, per errore, stia leggendo un trattato di marketing strategico o le memorie di un generale. Nessun errore perché il golf è una delle discipline sportive più articolate e complesse non solo dal punto di vista tecnico (lo swing è uno dei gesti sportivi più difficili) ma anche per tutto ciò che durante le cinque ore di un giro di 18 buche è richiesto per agire o reagire al verificarsi di accadimenti contrari o non previsti. L’alternarsi di situazioni che coinvolgono il giocatore sul piano fisico ed emotivo che incidono sulla sua convinzione, fiducia e capacità di gioco, costituisce un contesto in cui il concetto di strategia ben si applica, sia per ciò che attiene alla sua preparazione, l’applicazione e, nel caso, la variazione.

Guardare e imparare

I giocatori forti (non solo quelli in Tv, ma anche i compagni di gioco) sono un ottimo esempio da studiare in particolare per quanto concerne l’attitudine, la capacità di gestire le situazioni, di dimenticare velocemente gli errori, con un approccio orientato al presente e al colpo da effettuare. Sfruttando i momenti (e sono tanti)di attesa, osservando i loro colpi acquisiamo informazioni utili su vento, presenza di ostacoli, consistenza del terreno e, in green, su velocità, rotolo della pallina e pendenze

GESTO BELLO O GESTO VINCENTE?Una parte dell’essenza del golf è racchiusa in un’esperienza che tutti i giocatori hanno affrontato: un colpo eccellente che finisce in acqua, oltre il green o in un bunker (con conseguenze nefaste sullo score). Posizionandoci dalla prospettiva dei campioni, ci siamo mai chiesti perché, quando sono in campo pratica, sembrano (e lo sono) perfetti e quando entrano in campo qualcuno gioca sotto il par e gli altri, quasi tutti, sopra (anche di molto)? Alludiamo al fatto che il golf non si esaurisce in tecnica e perfezione di swing ma va ben oltre: se la capacità di ripetere con continuità dei buoni colpi è certamente la base per un buon gioco, non è certamente la garanzia per ottenere un buono score. Il golf è un mix di preparazione, giuste scelte e capacità di cambiarle in funzione di ciò che accade o sta per accadere, in cui bisogna conoscere il proprio potenziale e i propri limiti, analizzando e imparando dalle esperienze, sapendo concentrare l’attenzione e visualizzare gli obiettivi, capendo quando è il momento di giocare con prudenza e quello in cui attaccare; sapendo gestire i momenti di difficoltà e quelli di euforia.

«PLAY CONSERVATIVE, HIT AGGRESSIVE»Parola di Bob Rotella. Partendo dall’assunto che il bello di giocare a golf è anche quello di tentare il “colpo della vita” e che determinazione, piacere di competere e passione sono i suoi ingredienti è altrettanto vero che per la quasi totalità dei golfisti “giocare bene” è sinonimo di buono score. Detto in altre parole, è raro trovare un giocatore contento di aver fatto dei buoni colpi se il tutto non si accompagna all’abbassamento di handicap o alla vittoria del torneo. E la frase-consiglio di Rotella (uno dei più importanti e riconosciuti coach e psicologi nel mondo del golf) del titolo sintetizza ciò che costituisce uno dei veri segreti di uno sport in cui ogni colpo si segna sullo score: normalmente ha più chance di ottenere un bel risultato non chi fa i colpi migliori, ma chi riesce a contenere i danni di quelli “brutti”. Perché giocare “conservative” vuole semplicemente dire individuare il punto verso cui intendiamo far arrivare la pallina, pensando al colpo successivo e considerando gli effetti di un eventuale errore; scegliere il bastone con il miglior compromesso tra risultato e rischio; scegliere il colpo che più si adatta alle proprie caratteristiche, in termini di qualità e di attitudine (se il mio volo di palla tipico è da sinistra a destra sarà più difficile, soprattutto se sotto pressione, giocare un draw, e viceversa) e, dopo un errore, non far seguire un errore ancora più grave nella improbabile ricerca del tiro della vita. E per sgombrare il campo da equivoci è opportuno ora chiarire che giocare “conservative” non significa in alcun modo fare lo swing lentamente, anzi: selezionato il bersaglio e scelto il bastone, si tratta di portare il colpo con la massima determinazione e fiducia nel proprio swing: “hit aggressive”!

Sul tee di partenza

  • ● Il giorno della gara evitare una pratica troppo impegnativa

  • ● Usare due ferri contemporaneamente per riscaldare e sciogliere i muscoli e dare ritmo allo swing

  • ● Avere con sé 25 palline ben distribuite tra wedge, ferri e legni per trovare la giusta fluidità

  • ● Effettuare un passaggio sul green di prova, qualche chip e uscite dal bunker per completare il pre gara

quindi

  • ● Studiare il disegno della buca per decidere come giocarla dal tee al green

  • ● Posizionarsi a sinistra quando si deve tirare a destra (fade), a destra quando si deve tirare a sinistra (draw) In presenza di ostacoli, posizionarsi dalla stessa parte per tendere a giocare verso la direzione opposta massimizzando la distanza dal rischio

PRATICA E STRATEGIAPraticare molto, anche colpi in situazioni particolari (palla o piedi in salita e discesa, rough alto), consente di ampliare il range di possibili opzioni di gioco. Inoltre, anche se la maggioranza dei golfisti è restia a seguire questo che è il consiglio meno ascoltato nel golf, bisognerebbe dedicare almeno la metà della pratica al gioco corto. Qualsiasi strategia potrà risultare la migliore o la peggiore in funzione della qualità dei nostri colpi dai 50 metri alla bandiera, dai bunker e sul green (il 43% dei colpi sono putt…), ben sapendo che con un chip ben fatto o con il “one putt” si può recuperare la “flappa” o l’effetto di un drive nel bosco. Poi, una volta sul tee della buca 1, l’unico pensiero deve essere per le scelte di gioco e la convinzione nel proprio swing attuale. Può essere, infatti, molto pericoloso dedicarsi in campo alla ricerca di aggiustamenti tecnici in quanto si rischia di introdurre errori che, a quel punto, sono impossibili da capire e correggere. La grande fiducia può rendere consistenti anche colpi non eccellenti, mentre la migliore tecnica accompagnata da scarsa fiducia porterà certamente a risultati scarsi.

MENTE E RISULTATOLo dicevamo all’inizio: lo swing è per il gioco, la mente è per lo score. Un buon risultato, a qualsiasi livello, è strettamente legato all’attitudine mentale e alla capacità di convogliare in una direzione positiva l’energia data da stress e adrenalina. Una delle particolarità del golf è l’ampiezza del periodo in cui è richiesta la performance, e per questo è decisivo riuscire a concentrarsi su ciò che deve essere fatto nell’istante del colpo, per poi allentare la tensione in attesa del successivo momento topico. Può essere utile iniziare, già a partire dalla fase che precede l’entrata in campo, una sorta di allineamento emotivo con lo stato d’animo, calmo e concentrato, che si vuole avere sul percorso. La paura di sbagliare si trasmette direttamente allo swing, rendendolo meno fluido. Pensare positivo, volgere la propria mente ai colpi ben riusciti, saper vivere (almeno provarci) in modo utile gli eventi sul campo, dimenticare gli errori: questi sono alcuni degli accorgimenti per abbassare la tensione e il senso di ansia, per un più rapido recupero delle energie nervose. Per ottenere questo può essere utile sfruttare il contesto (normalmente splendidi luoghi), i tempi del golf (con i suoi ampi spostamenti), e non ultimo le chiacchiere con i compagni di gioco, che possono favorire il rilassamento e il riequilibrio dello stato emotivo, in modo da creare uno stacco rispetto alla situazione ansiogena (i tre putt, il bogey, un tee shot difficile). Saremo così in grado di esprimere lo swing più consistente, operando le migliori scelte di gioco e, in ultimo, raggiungendo il miglior score!

Piano d’azione e routine

Mai improvvisare il colpo all’ultimo momento, ma stabilire per ogni buca la scelta del bastone, punto di atterraggio della pallina, quali le buche in cui attaccare e quali quelle in cui adottare una tattica più accorta. Questo aiuterà a evitare che lo score delle buche già giocate, soprattutto se buono, tenda ad aumentare la tensione con effetti negativi sulle scelte di gioco. Il buon giocatore si appresta al colpo seguendo una precisa sequenza di atti, sempre uguale a se stessa: swing di prova, scelta di target e linea di tiro, presa dello stance. Evitando perdite di tempo, la routine costituisce un breve ma fondamentale sistema di “certezze”, funzionale alla creazione delle migliori condizioni psico-fisiche per il colpo. Soprattutto nei momenti di maggiore tensione è fondamentale mantenere la propria routine. Non dimentichiamoci l’importanza di scegliere il tipo e il mix di bastoni da utilizzare in funzione delle proprie caratteristiche o del percorso in cui si gioca. Ferri difficili (blade, stiff) solo se l’handicap ed il fisico li consentono, la grafite laddove opportuno, qualche grado in più di loft di driver e legni può aiutare, valutare l’ibrido in alternativa ai ferri lunghi, dotarsi di una buona gamma di wedge.

Credits Images:

Tiger Woods osserva i movimenti di Phil Mickelson alla 17esima buca durante il primo giorno degli Us Open, disputati a giugno sul campo del San Francisco Olimpic club