
Come valuta i numeri di questo 2016?
I numeri paiono decisamente confortanti. In un panorama che segna trend negativi (anche in Lombardia solo 8-9 circoli con il segno positivo), noi presentiamo una crescita poco sotto il 7%, che testimonia l’apprezzamento dei soci e di chi di anno in anno ci sceglie. In questo, decisivo è il supporto della nuova proprietà, che sostiene le iniziative e le novità che stiamo apportando alla proposta di servizi del club per renderlo sempre più accogliente.
Con che risultati per i conti?
I 520 soci generano il 65% delle entrate, con il restante 35% frutto di green fee, sponsorizzazioni e gare. Queste – circa 190 all’anno, con un interessante calendario anche feriale – sono fondamentali per la gestione (15% delle entrate) ma, se è vero che per molti è difficile concepire il golf senza competizione, altri preferirebbero un più tranquillo “fuori gara”: ecco il motivo per cui noi puntiamo ad un giusto mix tra le diverse aspettative. Da un’altra prospettiva siamo contenti e anche orgogliosi della presenza istituzionale dell’Ambrosiano, un segnale di apprezzamento per ciò che il GC Ambrosiano esprime.
Quali sono i vostri piani per il futuro?
Il nostro posizionamento si caratterizza per un’offerta decorosa e misurata, con un prezzo equo. Dopo la costruzione della piscina, abbiamo attivato un’area palestra e una sala dotata di tecnologie per l’analisi dello swing e del putting. La club house, rivista e ammodernata, propone vari spazi per le classiche attività “indoor” come le carte e il biliardo. Da noi tutto è molto “easy”: l’atmosfera a cui puntiamo è proprio quella in cui soci e ospiti possano vivere la giornata in modo semplice. E poi, ovviamente, il nostro campo: tra i percorsi di pianura è da sempre considerato uno dei più interessanti, capace di mettere sotto la giusta pressione giocatori di ogni livello.
Puntate anche molto sui giovani, un fiore all’occhiello del vostro circolo…
Sui giovani, fondamentali nel nostro modo di vedere il circolo, concentriamo sforzi ed investimenti, a partire da condizioni pensate per favorirne l’ingresso. E i notevoli risultati, in primis con le nostre atlete a livello individuale e a squadre, generano un’ottima immagine per il club. Con soddisfazione dei genitori che vedono i loro figli divertirsi e trovarsi bene al club. Oggi i nostri circa cento giovani, dai beginners ai più grandi, seguono programmi per iniziare e crescere in tutte le componenti del golf. Il ruolo fondamentale è dei maestri Recchione, Bovari e Lewis, coadiuvati da Silvia Audisio e da ex allievi, che con grande spirito collaborativo e di volontariato contribuiscono allo sviluppo dei futuri golfisti.
Abbiamo ancora negli occhi lo spettacolo della Ryder Cup. Guardando al futuro, che occasione sarà per il golf italiano?
La RyderCup sarà il tema dominante dei prossimi anni. In questo ritengo che un attore fondamentale sarà la grande stampa, non solo quella di settore, che potrà veicolare l’unicità di questo evento, aiutando a cambiare l’immagine del golf – ancora visto come sport per pochi e ricchi – con una svolta verso nuovi appassionati e un aumento stabile della base.
Cos’altro si può fare per crescere il nostro movimento?
I club da soli non bastano, mentre è con la Federazione che si può puntare a sviluppare questo sport, partendo ancora una volta dai giovani, favorendone l’accesso ai club con contributi e sostegni (non ultimi i servizi per il trasporto). Da una prospettiva più generale, solo aggregando le forze e facendo “gruppo” tra club si può attrarre l’interesse di chi sta scegliendo la destinazione di un viaggio, o anche solo valutando come sfruttare il tempo disponibile in caso di transito per lavoro da una città come Milano. In tal senso, ho avanzato alcune proposte ma, per ora, senza grandi riscontri. A differenza di quanto avviene all’estero da noi l’attitudine è quella di muoversi in modo individuale.