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Lifestyle

Andamento (troppo) lento

Quando e quanto conta il fattore tempo sul campo. Non è vero che il golf è uno sport all’insegna solo della rilassatezza. Anche sul green bisogna saper marciare a tappe forzate, per rispetto dell’etichetta e per il buon esito della partita. Vi suggeriamo cosa fare, e cosa evitare, per non perdere mai colpi… sul cronometro

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Qualcuno potrebbe sorridere o rimanere incredulo nel sentir parlare di “velocità di gioco” trattando di golf… Questo sport è visto, infatti, come una disciplina che si distingue per quiete, tranquillità, ritmi lenti e animi rilassati. Tutto vero ma, tralasciando in questa occasione di soffermarci sulle scene, tutt’altro che infrequenti, di giocatori in preda a sconforti e lacrime per i troppi putt, i socket o per l’ennesima virgola, ci concentriamo su uno dei temi sempre più dibattuti sia tra i golfisti della domenica che tra i professionisti al più alto livello: quanto si impiega (o si dovrebbe impiegare) per compiere un giro di 18 buche. Da Twitter infatti rileviamo spesso commenti, anche piuttosto caustici e sarcastici, da parte dei pro su questo o quel collega, appunto, lentissimo. Potrà sembrare strano ma nel golf il tempo gioca un ruolo molto importante. Ci sono i tempi per effettuare i colpi o per cercare una pallina apparentemente persa, quelli per completare una buca e i tempi di passaggio a quella successiva, i minuti limite di eventuale ritardo per presentarsi sul primo tee di partenza e quelli per consegnare lo score a conclusione della gara. A pensarci bene, il golf è molto caratterizzato dal tempo e dai “tempi” con cui si vivono i tanti momenti tra fairway e green. Andiamo per gradi e vediamo come.

L’ETICHETTA INNANZITUTTO

Come si sa, una delle caratteristiche distintive del golf è legata al concetto di etichetta, allo Spirit of the Game che ci ricorda che «diversamente da altri sport, il golf è giocato per la maggior parte senza la supervisione di un arbitro. Il gioco si affida all’integrità dell’individuo nel dimostrare riguardo verso gli altri giocatori e nel rispettare le regole. Tutti i giocatori dovrebbero comportarsi in modo disciplinato, dimostrando sempre cortesia e sportività, indipendentemente da quanto competitivi possano essere». E uno dei primi elementi attraverso cui si dovrebbe prestare riguardo verso gli altri giocatori (non solo quelli del proprio team, ma anche quelli che seguono nonché quelli che hanno già finito che, con gli sponsor della gara, attendono per la premiazione il calare della notte…) è proprio il tempo durante il quale si sta e ci si muove sul campo. Tutte cose che si possono riallacciare all’educazione golfistica che a partire dai corsi sulle regole che, fortunatamente da alcuni anni, prevedono momenti e lezioni sul campo, devono consentire di capire che il golf non è fatto solo di swing e distanze. Un ruolo fondamentale è certamente quello del maestro che, oltre a insegnare la tecnica e le possibili scelte di gioco, dà l’imprinting alla formazione del golfista. Etichetta, rispetto del gioco, dei compagni di gara e del campo trovano nel maestro una figura determinante per passare al giocatore anche i concetti meno tecnici, ma altrettanto centrali nel golf, relativi a comportamento e rispetto delle regole.

ATTENZIONE ALL’OROLOGIO

RITARDO SUL 1° TEE: entro cinque minuti dall’orario previsto comporta due colpi di penalità; oltre cinque minuti c’è la squalifica

CONSEGNARE TARDI LO SCORE: oltre 30 minuti dalla conclusione del proprio giro implica la squalifica

TEMPO LIMITE PER CERCARE E IDENTIFICARE UNA PALLA PERSA: cinque minuti dal momento in cui la parte del giocatore o uno dei loro caddie ha iniziato la ricerca

LE REGOLEDI GIOCO

Per eseguire le indicazioni che la Federazione emana in tema di tempo di gioco il ruolo decisivo è ovviamente dei club che, in relazione alle caratteristiche del proprio percorso, determinano i tempi di percorrenza nonché i modi perché vengano rispettati. Tra questi ci sono i provvedimenti da adottare sul campo, richiami e penalità o, a gara chiusa, le squalifiche. A questo proposito, è forse utile spezzare una lancia a favore di chi si presta a svolgere i ruoli (spesso ingrati) sul percorso (marshall e arbitri) o nelle sedi atte a gestire reclami e squalifiche (commissioni disciplinari) in quanto è evidente come si tratti di attività non semplici sia dal punto di vista tecnico che umano (seguire, cronometrare i team e se necessario segnalare il ritardo e poi l’eventuale penalità o squalifica ai giocatori). Se è vero che, a volte, può capitare che lo stile di chi ci comunica di essere “on the clock” (sotto cronometraggio) può risultare un po’ “ruvido”, è altrettanto vero che spesso l’atteggiamento dei giocatori potrebbe essere più collaborativo. È importante sapere che è previsto un tempo limite per effettuare il colpo, 40/50 secondi in funzione del colpo/turno, incluso il putt, compreso tutto ciò che precede lo swing, dalla misurazione della distanza alla scelta del bastone, i waggle, le prove, la valutazione del vento. In molti circoli è buona abitudine riportare sugli scorecard i tempi di gioco totali (in media, per gare con team da quattro giocatori, si prevedono quattro ore e 30-50 minuti) e di passaggio previsti per ogni buca, perfetti per rendersi conto di un eventuale ritardo e dell’incombente rischio penalità. In proposito può essere utile sfatare alcune leggende metropolitane striscianti tra fairway e green di tutta Italia: da un lato, il fatto di non avere team che aspettano dietro di noi non è una ragione per non essere richiamati e, eventualmente, penalizzati; dall’altro, il ritmo e la velocità di gioco sono stabiliti, come detto, dai tempi previsti dal “time sheet” ma è comunque e sempre sul team che ci precede che bisogna mantenere il contatto e, in caso di ritardo, recuperare il gap. Ci sono poi alcuni accorgimenti, previsti dalle regole ma spesso ignorati (quasi costituiscano una sorte di disonore o lesa maestà del golfista) e che, al contrario, vengono in grande aiuto proprio ai fini del mantenimento del giusto ritmo di gioco: la palla provvisoria e la possibilità di cedere il passo. Tutte le volte che c’è il rischio che la pallina sia persa o fuori limite la cosa migliore è giocare una provvisoria. Quando il team, incappato in un momento negativo e avendo accumulato un ritardo consistente, sta generando una coda, è il momento di far passare il team che segue. Entrambe queste scelte consentono di velocizzare il gioco allentando, nel contempo, la tensione sia del team in difficoltà sia delle squadre che seguono e che, di norma, apprezzano e ringraziano per il rispetto manifestato.

TECNOLOGIA & VELOCITÀ

Telemetri e gps per velocizzare il gioco: sarà vero? Salutati, al loro avvento, come la soluzione definitiva alle perdite di tempo legate alle ripetute e laboriose misurazioni, in passi, delle distanze da pin e ostacoli, spesso questi splendidi strumenti si rivelano forieri di conciliaboli tra giocatori che, ognuno dotato del proprio attrezzo, finiscono per discutere e competere non già per lo score bensì per la palma di migliore misurazione in metri e yard… per poi sparare il più fantastico rattone o slice, con buona pace della distanza con così tanta precisione determinata… Anche in questo caso, ben venga la tecnologia, ma nel rispetto dei tempi e per gli scopi per cui è stata pensata!

QUALCHE DRITTA

Indossare il guanto per tempo e non farsi trovare impreparati al momento del proprio turno.

Raggiunto il green, posizionare la sacca dalla parte da cui si passerà per raggiungere il tee della buca successiva.

Segnare il punteggio della buca appena conclusa una volta raggiunto il tee successivo in attesa del proprio turno o, se primi, dopo il tee shot.

Non è nei tanti colpi che si annidano i ritardi (lo stableford è stato inventato proprio per questo) ma nelle routine inutilmente lunghe. Concentrazione e cura dei dettagli sì, inutili perdite di tempo no

FACCIAMO DUE CONTI

L’aspetto curioso è che del tempo trascorso in campo quello dedicato al gioco in senso stretto è decisamente minoritario mentre prevale quello per la preparazione dei colpi, gli spostamenti o la ricerca delle palline. Considerando che per effettuare il colpo il giocatore dispone di 40-50 secondi, ci possiamo facilmente rendere conto che un team di quattro giocatori con una media di 90 colpi nella più classica coppa della domenica impiega: 90 x 40 sec x 4= quattro ore. Aggiungiamo qualche pallina persa e cercata e qualche provvisoria e dovremmo arrivare al massimo a quattro ore e mezza. Mai oltre le 5 ore e, invece… Anche perché 40 secondi sono tanti e assolutamente sufficienti soprattutto (e questo è un buon consiglio che viene da maestri e pro) se si sanno sfruttare le fasi di avvicinamento alla pallina e i momenti in attesa del proprio turno per iniziare a visualizzare il colpo, per valutare direzione ed intensità del vento, lie e distanze, gli ostacoli, le alternative di bastone da utilizzare…e per indossare il guanto! Anche sul green è possibile risparmiare tempo: prestando attenzione a non disturbare gli altri giocatori, risulta estremamente proficuo iniziare ad analizzare pendenze, nap e velocità del green nella fase di attesa del momento della verità, ovvero quello del nostro putt, che potrà così risolversi nell’ultima rapida sbirciatina alla linea per poi addressarci e puntare ad imbucare con la migliore convinzione e attitudine rilassata. In definitiva, con un risparmio di 15 secondi a buca per ogni giocatore, alla fine di un giro sono facilmente recuperabili 15-20 minuti…